Il Tragicomico Beppe Grillo.

Il destino dell’Italia e dell’Europa nelle mani di un comico e del già AD della Webbeg S.p.A. Gianroberto Casaleggio. Non è un incubo, è quello che ha scelto la maggioranza degli italiani. Non è l’ultima trovata di Berlusconi (o forse si, lo sapremo tra venti anni). Non è una parodia dei fratelli Marx. Per molti è tragico o almeno tragicomico.

Forse molti non hanno realizzato che il destino dell’Italia e di buona parte dell’Europa è nelle mani di un comico. Pertanto, lo spettacolo (come ha fatto notare anche il politologo Emidio Diodato) resta una costante nella politica italiana da oltre venti anni.

L’amore di una gran parte degli italiani per il populismo non trova confini. Cosi, dopo venti anni di berlusconismo, prepariamoci all’era del grillismo. Una risata ci seppellirà, speriamo non per sempre. In ballo è il futuro delle nuove generazioni, il futuro dell’Europa e quindi dell’Italia. Avevamo sperato in un voto responsabile, nella convinzione che occorresse un cambiamento capace di coniugarsi con l’emergenza Italia.

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La politica di Monti aveva parzialmente raddrizzato il naufragio del populismo berlusconiano e gli italiani hanno risposto indebolendo la politica (che di colpe e limiti ne ha) e premiando Berlusconi e Grillo ovvero il populismo (che è la ragione di uno sfacelo che si protrae da oltre venti anni).

Una condizione atipica per la storia politica degli altri partner europei e che forse spiega l’imbarazzo, se non lo scherno, manifestato da alcune cancellerie, nel valutare il futuro del nostro paese.

Proporsi per protestare come forza antisistema è stata la mossa vincente di Grillo per conquistare il consenso. Oggi, il “movimento” è in massa presente nel parlamento e non puo’ più fare solo protesta. Non proporre nulla e proseguire nell’ingovernabilità potrebbe suscitare qualche delusione anche in chiave delle prossime, forse imminenti elezioni.

Sarà bene dare qualche informazione in più, a beneficio degli amici all’estero, e di tentare qualche analisi sulle difficili prospettive che attendono l’Italia e di conseguenza tutto il continente.

Intanto, va detto che Grillo non è nuovissimo della politica. Già nelle elezioni del 1996 tento’ l‘ingresso in parlamento, cercando di formare una lista con l’ex leader dei Verdi Ripa di Meana, con la cantante Gianna Nannini e il comico Roberto Benigni, operazione non riuscita. Dopo aver espresso tutto il male possibile sulle tecnologie informatiche e la nascente rete, la folgorazione e la conversione avvengono in seguito all’incontro con l’imprenditore Gianroberto Casaleggio, già dell’Olivetti e alle fine degli anni novanta, amministratore delegato della Webbeg S.p.A., gruppo multidisciplinare per consulenze informatiche, con solidi rapporti con la Rothschild Bank francese, e specializzata nel posizionamento di aziende in rete.

Dal 2004 fonda la Casaleggio Associati srl. E’ dal 2005 curatore del blog del comico genovese.

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Abbiamo più volte sostenuto anche di recente, che in fondo, Grillo è il rovescio della medaglia di Berlusconi e non è un caso che il suo avvicinamento alla politica sia appena di due anni successiva a quella del cavaliere.

Il comico comprende che la politica con la seconda repubblica è cambiata, i protagonisti di cinquanta anni della storia italiana sono usciti di scena, interi partiti si sono polverizzati, a seguito di tangentopoli e dei processi di trasformazione del quadro internazionale successivi al dissolvimento della cortina di ferro. L’arrivo di Berlusconi ha portato ad uno sconvolgente cambio della cultura politica e finanche del lessico politico. L’impatto mediatico e di spettacolo da mediaset, con la sua straordinaria forza persuasiva, fa comprendere che lo strumento televisivo puo’ avere una forza di penetrazione sulla popolazione impareggiabile.

Il comico genovese, comprende che lo spettacolo puo’ diventare strumento di racconto e interpretazione della politica e dei bisogni, e capisce che puo’ farsi lui stesso medium di consenso tra obbiettivi e cittadini. Il linguaggio della politica e la stessa politica sono cambiati, intuisce, probabilmente sotto il consiglio di Casaleggio, la grave crisi della democrazia partecipativa e di rappresentanza, dopo il dissolvimento dei tradizionali partiti di massa, e come Berlusconi, comprende che si puo’ dare il via a nuove forme di conquista del consenso.

Il 65enne Grillo comprende anche, e qui sicuramente grazie a Casaleggio, che ancora più della televisione il canale di raccolta del consenso è la rete che a partire dal nuovo millennio, sempre più diventa strumento partecipativo e di confronto con possibilità, almeno paragonabili, alla televisione e sicuramente prevalenti presso le giovani generazioni, che già dagli anni novanta sono entrati in sofferenza con l’affermarsi di nuovi modelli produttivi come quelli proposti da Treu, ministro dell’allora governo Prodi. I giovani diventano quindi uno degli obiettivi privileggiati nella scalata al successo politico della strana coppia.

Propria l’aver compreso prima di altre forze politiche che lo scontro generazionale ha soppiantato la lotta di classe, è uno dei meriti della modernità del pensiero di Grillo ed una delle ragioni del suo successo elettorale. Mentre buona parte della sinistra e del sindacato combattono per la difesa dei posti di lavoro, Grillo si rivolge a chi non ha nulla da difendere, perché un posto di lavoro neanche ce l’ha.

Il vero scontro è tra chi il lavoro ce l’ha ed anche garantito e a tempo indeterminato e chi (specialmente i giovani) viceversa è disoccupato o costretto ad un precariato che non consente futuro.

Mentre la politica esce dal territorio, limitando la sua azione al contrasto all’anomalia berlusconiana, che logora la stessa cultura politica in un asfittico contrasto sulle regole e sui continui conflitti d’interesse, restando invischiato in una gestione della vita pubblica sempre meno trasparente, Casaleggio e Grillo danno vita al Movimento Cinquestelle.

Ipocrisie a parte, il “movimento” è proprietà di Grillo e Casaleggio, i quali possono promuovere o rimuovere chiunque dagli incarichi (cosa già accaduta) senza dare conto a nessuno. Come avviene nel PDL, superando l’idea della polis democratica a presupposto di forze come il PD, si puo’ decidere e modificare senza l’approvazione di alcuno, insomma nel solco della seconda repubblica, siamo ad un nuovo partito azienda.

In tal senso, il movimento è privo di strutture rappresentative, sostanzialmente vuoto di democrazia interna, tanto che, anche se ipocritamente si rifiuta questa denominazione, tutti riconoscono gli adepti di questa forza come i “grillini”. La stessa democrazia informatica funziona unicamente secondo le necessità strategiche dei due. Per cui, le primarie in rete risultarono a voler essere gentili, grottesche, persone che con solo 28 preferenze erano messe in lista, nessuna possibilità di controllo o di riscontro delle votazioni, in pratica i “nominati” furono “assunti” da Grillo e dall’amministratore delegato Casaleggio. Anche questa è un’analogia con il berlusconismo.

Tutti oggi sembrano sottovalutare questa circostanza, come all’epoca si sottovaluto’, come la strutturazione in club di Forza Italia, impediva qualunque possibilità di democrazia interna, e tutto dalle direttive ai gadget offerti, avevano una sola fonte Berlusconi e i suoi consiglieri della comunicazione. Anni dopo si è capito che male ha prodotto quel populismo. Si perché il populismo è il nemico della politica. Frantuma la cultura della partecipazione e dell’elaborazione d’idee, riduce i rapporti politici ad un comunicatore (un tempo si chiamava dittatore) che comunica le sue decisioni ed un pubblico che privato di ogni controllo o di ogni valutazione, si limità ad applaudire. Sradica l’appartenenza territoriale di ciascuno, depriva di una storia “politica” le persone. Massifica ed omologa le diversità. Mi chiedo cosa ne penserebbe Pasolini di Grillo.

La strategia eletterorale utilizzata e rilevata da diversi sociologi, ha dimostrato come il comico ligure nel suo mestiere di comunicatore sia abilissimo.

Si è concentrato su due mezzi di comunicazione (paradossalmente il più vecchio e il più nuovo): la piazza e la rete, non concedendo apparentemente nulla né ai giornali, né alle televisioni (strumento privileggiato da Berlusconi).

Cosi facendo ha parlato agli anziani, al popolo dei pensionati, alle nonne in ansia per il futuro dei nipoti, al popolo dei “semplici” poco avvezzi alla rete e che non sanno come fare per portare avanti la famiglia, spesso operai, piccoli imprenditori con debiti fino al collo. Contemporaneamente ha parlato alla massa dei giovani che affollano i social network, che sono precari se non disoccupati, in pena per un futuro che sembra sempre più nero. Peraltro in rete (ecco un esempio della liquidità della sua politica) i suoi messaggi sono rimbalzati ovunque.

Un popolo che dopo venti anni di crisi dei partiti di massa, con una sinistra che anno dopo anno ha perso contatto con il territorio. Giovani che, in assenza di forti motivazioni ideali e privati di una visione più ampia del futuro, che sia capace di uscire dal proprio ego, sono diventati un terreno facile di conquista, come fu per Berlusconi che sulle macerie della prima repubblica, fondo’ con parole semplici il suo regno che venne chiamato seconda repubblica.

Grillo ha usufruito indirettamente della televisione, senza l’imbarazzante confronto politico che puo’ evidenziare la lacunosità e la contraddittorietà dei propri programmi, imponendo solo filmati che lo ritraevano in comizi affollati nel meglio dei suoi show, offrendo sempre, nei pochi scambi di parole con i giornalisti, un’immagine rassicurante, in aperto contrasto con la veemenza bellicosa dei suoi comizi. Inoltre ha potuto contare in modo più o meno cosciente sull’appoggio di anchorman come Santoro, già utile spalla di Berlusconi, e di un giornale come “Il Fatto” che, dopo essersi liberato degli “ostili” alla linea editoriale di Padellaro e Travaglio, è diventato ad honorem l’organo ufficiale dei Cinquestelle in edicola.

Il tutto con il resto della stampa impegnata a dare risalto ad ogni sua manifestazione e ad ogni incontro fruttuoso in chiave elettorale. Come quello con gli sventurati lavoratori della Sulcis in Sardegna. Anche qui abbiamo un’analogia con Berlusconi che utilizzo’ mediaticamente l’occasione del terremoto in Abruzzo e le famose casette tipo Lego. Un magnifico spot che ha commosso tutti, quasi come le lacrime di Silvio nel 1996 per gli immigrati albanesi annegati nel canale di Otranto nel tentativo di arrivare in Italia ai tempi del governo Prodi.

Paradossalmente, senza alcun controllo, Grillo ha goduto della massima copertura mediatica, senza alcun ostacolo, in un modo imbarazzante per qualsiasi idea di par condicio. Mentre i vari Giannino, Monti, Bersani, tra catene, cagnolini, giaguari finti erano costretti a fronteggiare il fuoco di fila di giornalisti arrabbiati o di pubblici famelici, Grillo poteva dire quello che voleva senza ostacoli, come Berlusconi. Solo che il cavaliere lo poteva fare solo sui canali Mediaset di sua proprietà, Grillo…..ovunque.

Francamente credo nel metodo democratico e nel confronto, chi lo evità non aiuta lo sviluppo di una cultura polatica della cittadinanza, elemento essenziale per rifondare un sistema politico in crisi come il nostro.

Il buon comico, del resto si sa ama le avventure, come la traversata dello stretto (chissà se ha pensato al ponte anche lui), ma non ama i confronti pubblici dove c’è contraddittorio. La cosa è comprensibile se è vero che l’unico confronto avuto nel corso della campagna elettorale, è stato quello con Profumo del Monte Paschi, nell’assemblea degli azionisti. Li, il comico è apparso timoroso, impacciato, balbettante cifre che erano contraddette dall’AD della banca. come inattendibili e non veritiere. Alla fine ha preferito glissare sull’argomento e dopo l’incontro l’argomento è diventato lettera morta, uscendo dalla sua campagna elettorale.

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Si dirà che Grillo ha ragione, perchè il suo, e sottolineo suo, movimento ha avuto la maggioranza dei voti degli italiani. Argomentio risibile. Intanto, perché la stessa cosa cinque anni fa la diceva Berlusconi, tra le proteste di tutti coloro che avevano a cuore la democrazia e la Costituzione italiana; in secondo luogo perché, pur nel rispetto della volontà popolare, va detto che non sempre il popolo ha ragione, il popolo puo’ sbagliare. Se cosi non fosse dovremmo concludere che aveva ragione anche quando eleggeva Hitler o Mussolini. Del resto la Costituzione esplicitamente limita la stessa sovranità popolare.

Conciosiacosacché, nutro qualche dubbio sulla razionalita di quegli italiani che si sono presi la responsabilità di eleggere oltre 160 tra deputati e senatori senza neanche conoscerli. A scatola chiusa, solo perché nominati da Grillo. Un’apertura di credito, che, in una fase cosi travagliata e difficile della nostra storia, non mi sento di condividere.

Peraltro, l’assenza di democrazia interna al movimento, già manifestatasi con l’espulsioni di eletti nelle amministrative, rei di aver parlato alla TV senza chiedere il permesso all’amministratore delegato Casaleggio, mi lascia molto perplesso.

Ed ancora, pur apprezzando la schiettezza del comico, anche se lo trovo pesante quando ricorre troppo all’insulto verso i suoi avversari, non mi sfuggono, neanche nel suo caso, i decrepiti e vecchi vizi della politica. Come quando sostiene che lui è il portavoce del movimento. Si tratta di una ipocrisia evidente. Il suo partito (ora che è in parlamento possiamo togliere la fumosa etichetta di movimento) è della specie ”faidaté” tipica espressione della seconda repubblica, ovvero un partito proprietario, come quello di Berlusconi. Dire: “Ognuno conta uno” è una fesseria ed un’ulteriore ipocrisia, visto che c’è uno o forse due che contano per tutti.

La riprova è il fatto (non il quotidiano che di queste cose non osa parlare) che la petizione promossa in rete con cui in poche ore 140mila persone chiedevano almeno un referendum per scegliere se allearsi o meno con il PD, come al pari del sondaggio successivo che sembrerebbe provare che almeno la metà dei grillini sarebbero favorevoli a questa alleanza, sono stati cestinati con pretestuose ed ipocrite motivazioni. Da ultimo la nomina dei due capogrupi al Senato e alla Camera, elezione non a scrutinio segreto, come per prassi, ma per alzata di mano sotto i vigili occhi della premiata ditta Casaleggio/Grillo. La raggiante “eletta” capogruppo al Senato in un fuor d’opera già si è fatta sfuggire degli elogi al senso dello Stato che aveva il regime fascista. Come dire: “Il buon giorno di vede dal mattino…”.

In ogni caso, ora la parola deve passare agli eletti e li capiremo davvero se uno vale uno ed è senza vincolo di mandato come impone la Costituzione italiana su cui si apprestano a giurare o se sono tutti dei burattini nelle mani del comico e del suo dominus. Perché se fosse cosi allora non valgono uno, valgono nulla….meno di zero, sarebbero incidenti nelle speranze di cambiamento del paese quanto una scorreggia a cielo aperto nel deserto del Sahara.

Io credo e spero che il populismo del comico nostrano non possa durare venti anni, quanto n’è durato il berlusconismo, ma credo anche che la situazione è cosi tragica che non si possa neanche perdere tempo in spiritosaggini, anche se mi viene da ridere, Napolitano non me ne voglia, pensando agli incontri tra Grillo e Cameron, Hollande e la Merkel, oppure i vertici con Obama. Ma questo rischio non c’è, perché eventualmente ci manderebbero qualcuno nominato, magari con delle primarie come quelle fatte per le elezioni, e perché non con un sorteggio? Tanto uno conta uno, mica rappresenta l’Italia a massimo rappresenta se stesso, tanto poi è il boss che gli dice cosa deve dire, magari speriamo almeno che scelgano uno che nel CV ha messo la buona conoscenza della lingua inglese.

La realtà è che dopo venti anni di berlusconismo, l’Italia ha perso ogni cultura politica. I partiti hanno spento il contatto reale con i problemi piccoli e grandi dei cittadini, fino a rendere il concetto stesso di cittadinanza e quindi di appartenenza ad una società politica, un concetto formale, astratto. L’abbandono prima televisivo e poi internautico del dato reale, ha spinto i politici ad una mera rappresentazione della politica semplificata come in un reality, ad una ricerca del consenso che non passasse dalla soluzione dei veri problemi, ma in virtuali battaglie fatte, ad esempio, di annunci di cose e dal contestare questi annunci.

Per venti anni e più, la politica italiana non ha prodotto alcuna riforma, alcun cambiamento nella società, trincerandosi in una guerra di posizione che è vissuta solo su due termini: il berlusconismo e l’antiberlusconismo; Tutto questo in difesa di una democrazia che diventava sempre più astratta e incompiuta. Sacrificando intere generazioni sull’altare dello spettacolo e del viscerale confronto televisivo. Senza più riflettere su nulla, mentre industrie chiudevano, la globalizzazione avanzava con il suo problematico carico di contraddizioni, il debito cresceva, le scuole e la cultura andavano in malora.

Il territorio, quello vero, era abbandonato, ci si confidava nell’azione della magistratura per arginare la corruzione e il malaffare politico senza capire di essere parte del problema.

Ora, illusoriamente, dal teatrino della politica si è passati al reality della politica ed in prospettiva ci aspettano altre semplificazioni della politica sul web, questo grazie a santoni come Casaleggio, che forse anche per motivi d’impresa, spingono per un web che sia più democratico della democrazia reale che è quella fatta da cittadini in carne e ossa.

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E’ un bluff e si vede subito, ma in tempi di caduta della civiltà politica molti non ne hanno coscienza. E’ come quando tanti diedero, a solo due mesi dalla sua discesa in campo, credito a Berlusconi, anche allora, come oggi, era una congiuntura difficile per l’Italia e l’Europa, e dieci anni di craxismo con il riflusso al privato, successivo agli anni di piombo, e il sogno o incubo reganiano, si era dato un colpo terribile alla cultura politica italiana.

Prepariamoci quindi al rischio di mandare in malora il paese e di diventare l’odiato burattino dell’Europa, mentre ci alleniamo a correre dietro nuove chimere imposte dal nuovo “GRANDE FRATELLO” Beppe Grillo.

Da una parte uno showman che ipnotizza con le sue performance ridanciane ed emotive il pubblico e dall’altro degli eletti speriamo ragionevoli, con storie e magari opinioni anche divergenti fra di loro, timidi e che forse vorrebbero anche fare cose concrete, ma che tuttavia sono privi di strumenti per decidere ed esposti ad una democrazia mediatica che è diretta solo dal duo e manifestata solo dal comico e senza nessun contraddittorio (ed è incredibile che un uomo con la storia di Dario Fo non se ne renda conto n.d.r.).

E’ proprio questa liquidita’ politica che garantisce vantaggi immediati ma che alla lunga puo’ tradursi in una catastrofe. Una sorta di speculazione politica, che al pari di quelle finanziarie, possono dare utili immediati ma che quanto esplodono con i loro effetti tossici possano risultare mortali per un paese in sofferenza come il nostro.

Questa scossa puo’ essere utile al nostro sogno di riavere dei cittadini dei più diversi orientamenti, capaci davvero di partecipare e decidere con le dovute rappresentanze, è un tema che deve interessare tutte le forze politiche, ma sia anche chiaro che in questo momento, decisivo per il futuro del paese, non si puo’ inseguire uno cosi.

Il PD e gli altri partiti facciano le proprie proposte, il nostro saggio Presidente faccia le sue scelte. Se toccasse, come sembra, a Bersani indichi le poche proposte fattibili, rinunciando a pastrocchi come il governissimo, per iniziare ad uscire da questa fogna in cui il “porcellum” ci ha cacciati e se c’è la maggioranza bene, se non c’è si vada a votare, poi sarà Grillo e il suo compare già amministratore delegato della Webbeg S.p.A. a spiegare agli operai della Sulcis perché l’Italia non puo’ fare nulla e si deve votare di nuovo. Vedremo quanta commozione……

Subito dopo i partiti facciano un severo esame di coscienza; Il PD, ad esempio, mandi a casa la sua ultralogora nomenclatura e dia spazio ai giovani e capaci che a partire da Renzi, sanno leggere i tempi nuovi che la politica ha perso di vista.

Perché se oggi ci meritiamo anche questo è certo per responsabilità del crollo di una progettualità della politica, ma i partiti e il PD in particolare hanno molte colpe.

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

12 Commentaires

  1. Il Tragicomico Beppe Grillo.
    Hai letto quello che sulla differenza tra « populismo » e « demagogia » ha detto Dario Fo? Hai sentito Galli della Loggia dire che tutti i politici sono, in un certosenso, populisti?

    • Il Tragicomico Beppe Grillo.
      Gentile Signore o Signora (il commento non è firmato),
      Credo che ci sia una via di mezzo tra il populismo e la malapolitica. Tornare per esempio ad avere rispetto dei cittadini, ascoltandoli e riportando la democrazia tra la gente. Credo che anche l’Italia come è già nelle altre parti del mondo democratico (il mio modello è il nord Europa)abbia diritto a della « buonapolitica ».

  2. Il Tragicomico Beppe Grillo.
    Posso fare una piccola critica a chi scrive di politica per altritaliani? Mi sembra che gli attacchi al Movimento siano spropositati rispetto ad una reale riflessione sulla politica italiana a 360 gradi. Non ho visto su altritaliani una critica costruttiva al pd di Bersani (neanche dopo lo scandalo MPS), non ho visto una critica sulla politica del banchiere Monti. Credo che ci dovrebbe essere « par condicio » anche su altritaliani

    Per essere più preciso, io ho sempre votato il centrosinistra, perchè pur con diversi « ma » credo nei valori (almeno, a una buona parte dei valori) della socialdemocrazia di stampo europeo, questa volta ho deciso di votare il programma del Movimento e il rinnovamento che esprime (o vorrebbe esprimere).

    Sono cosciente del fatto che la situazione è critica, ma il Movimento è nato dopo vent’anni di berlusconismo senza una seria opposizione, vent’anni di gestione del pd da gente incompetente e attaccata alla poltrona, vent’anni di sinistra spaccata da Vendola e Rifondazione, vent’anni di politiche europee fallimentari. Scusatemi se vi faccio perdere tempo, ma la ricerca della verità deve andare oltre il proprio orizzonte di appartenenza politica.

    • Il Tragicomico Beppe Grillo.
      Gentile Pietro,
      in verità credo che dalla nascita di Altritaliani, ormai tre anni, abbiamo cercato sempre di fare un’analisi politica appassionata ma anche attenta al massimo dell’obbiettività. Dando spazio ai diversi orientamenti politici da poer cosi dire destra a sinistra. Siamo stati sempre duri oppositori del berlusconismo e questo specialmente per il suo connotato populista, oltre che per le tante e note vicende « extra politiche ». Siamo anche stati molto critici, almeno alcuni di noi verso questi venti anni del centrosinistra, invocando un rinnovamento che vi è stato ma, forse, troppo lentamente. Il PD, dopo questo insuccesso, dovrebbe e personalmente l’ho scritto, trarne le dovute conseguenze. Ho anche detto che il « grillismo » è una novità che puo’ essere utile alla riforma del pensiero e dell’azione politica tutta. Certo di Grillo ci preoccupa, ancora una volta, la deriva populista. Noi vogliamo più cittadini e meno popolo plaudente ed indistinto. Certo è triste verificare che, ci sono esponenti cinquestelle che vorrebbero discutere (democraticamente) le strategie parlamentari da adottare, e che sono « silenziati » dal « non possumus » di Grillo o Casaleggio (pensavamo che il conclave fosse a S. Pietro e non a Montecitorio), Cio’ costituisce per noi, che vorremmo il rilancio di una buona politica, un motivo di disappunto.

  3. Il Tragicomico Beppe Grillo.
    Ho dato solo una rapida occhiata al’art. di Guarino. Temo che il discorso sia molto più complesso per quanto mi trovi d’accordo su alcuni punti. Non c’è dubbio che in qualche modo, Grillo e il M5S riportino la capacità di analisi e critica da parte di molti cittadini ad un inquietante livello di bassezza, ma, come t’ho già detto una volta, personalmente sarei disposto a farmi governare anche da un incompetente purchè onesto e , anche se non ho votato M5S, forse questo è il pensiero comune di tanti altri pur con tutti i limiti della questione.Tuttavia neanche questo basterebbe: infatti per cambiare le cose bisogna pur sempre governare.Cosa che pare non abbiano voglia di fare .Curioso a questo punto l’atteggiamento di colui che dice di valere solo 1 ma forse il suo 1 è seguito da tanti 0.Cosa vogliamo fare? vedere in prospettiva a 40 anni quando c’è bisogno di misure immediate anche eventualmente insufficienti che siano? per rendere un’ idea di cosa rappresenti un lasso di tempo così ampio, supponiamo che nel 1973 si potessero immaginare gli scenari economici, politici,tecnologici,ambientali e sociali del 2013.Follia! però, al di là di tutte le contraddizioni di questo movimento e del suo guru e dell’atteggiamento sprezzante di quasi tutta la sua base, in noi sinceramente rimane latente sempre il solito interrogativo: per quanto tempo dobbiamo ancora turarci il naso e « dimenticare » le assenze a tavolino dei parlamentari d ‘ »opposizione » nella votazione dello scudo fiscale oppure il caldeggio di tutte le misure improponibili, solo perchè a questo c’è pur sempre purtroppo molto di peggio ed è rappresentato da berlusconi e tutto il pdl. Noi col nostro a voto a RC abbiamo voluto esser rappresentati da una parte dell’italia bella e onesta, fatta da persone vere da anni impegnate nelle questioni più difficili.Però, a fronte di un misero 2% raccolto, abbiamo capito che questo non « tira », non affascina un popolo che fin dagli arbori purtroppo non si lascia mai « suggestionare » dai contenuti e dalla vera storia delle persone ( guarda che è successo in lombardia : Maroni vs Ambrosoli, vince Maroni ovvio, come fu in Sicilia con Cuffaro vs Borsellino).La cosa che a me fa veramente ridere, è che finchè non cambiano legge elettorale, la vecchia politica comanderà sempre. Vorrei domandare a Grillo perchè non voglia farlo, pur avendolo nel suo programma.Perchè è chiaro che se non vota la fiducia e non costringe il PD a farlo, regala di fatto il governo alla vecchia politica che tale legge non cambierà mai.Si farà intervistare per rispondere a questa semplice domanda?
    Roberto d’uffizi

    • Il Tragicomico Beppe Grillo.
      Gentile Roberto,
      è evidente che le porte a Grillo e al suo populismo le hanno aperte irresponsabilmente i partiti che in venti anni di storia repubblicana sono riusciti a paralizzare il paese in un confronto di veti incrociati che potremmo riassumere nell’anomalia del berlusconismo a cui di controcanto va aggiunto l’antiberlusconismo. Una corruzione diffusa pesantemente e non solo nel recente ventennio, perché abbiamo dimenticato la gestione del potere al tempo del CAF (Craxi, Andreotti e Forlani). Una corruzione di valenza morale prima che penale, che ha distrutto le speranze di milioni d’Italiani e in particolare dei giovani. Ora i partiti devono fare le loro rivoluzioni interne. Saro’ ingenuo ma io credo che sia a destra che a sinistra (per schematizzare una divisione per me oggi superata) ci siano i segnali di un possibile cambiamento che davvero coinvolga i cittadini. Perché i cittadini coinvolti diventano cittadini responsabili. La soffocante stagnazione economica, politica e culturale ha portato molti alla sfiducia e a quel sistema di corruzione, finendo per foraggiarlo. Io spero che i grillini siano diversi da Grillo e Casaleggio, ma i metodi finora visti non mi sembrano democratici. I partiti proprietari sono stati l’elemento distintivo di questo ventennio,con i risultati che oggi tutti apprezziamo. Peraltro, non è chiara l’idea del mondo che ha Grillo. Se leggete il suo programma è di una confusione sconvolgente, a partire dai famosi 94 miliardi d’investimenti con una copertura, mantenendo i tagli proposti dal comico di appena venti miliardi. E’ serio questo? Ora i grillini hanno la loro grande occasione di fare quattro o cinque cose buone magari in accordo con il centrosinistra e poi di tornare alle urne con ancora maggiori chances di successo. Se ubbidiranno ciecamente al loro « portavoce », allora dimostreranno tutta l’inconsistenza dei partiti liquidi. Ottimi ad apparire, cavalcatori di tigri instancabili, ma privi di visione politica, di progetti reali. Abbiamo poco tempo per sognare, il paese precipita, avremo altri tempi per fantasticare. Oggi occorre la speranza, non l’illusione, e da che mondo è mondo la speranza viene dalla politica non dal populismo.

  4. Il Tragicomico Beppe Grillo.
    Caro Nicola,
    ottima, come sempre, la tua analisi:
    direi addirittura più raffinata del solito!
    Penso che la distanza geografica dall’Italia aiuti chi ha cultura ,passione ed attenzione a vedere gli eventi italiani con maggiore lucidità
    Non ti sembrerebbe allora giusto mettere al servizio di questa « tragicomica Italia » tali competenze in modo più attivo
    e partecipativo?Ne avremmo un gran bisogno!

  5. Il Tragicomico Beppe Grillo e la Tragicomica classe politica di Raffaele Bussi
    Colloquiando con Nicola Guarino

    La Tragicomica classe politica

    di Raffaele Bussi

    Provo a riflettere dopo la lettura de “Il Tragicomico Beppe Grillo” di Nicola Guarino nel tentativo di fare chiarezza su fenomeni che, da un ventennio e più, funestano il nostro sfortunato Paese, vittima incolpevole delle furberie, nel migliore dei casi, di una classe politica, si fa per dire, che ha avuto la capacità e la forza di snaturare il ruolo di quello strumento essenziale ed indispensabile per far funzionare correttamente la democrazia e che è il partito politico.

    Se il destino dell’Italia e dell’Europa è nelle mani di Grillo e Casalegno non l’ha deciso la maggioranza degli italiani, bensì una classe politica, nessuno escluso, con modalità diverse di comportamento da soggetto a soggetto.

    Tutto questo perchè sono decenni che lo strumento “partito politico”, sancito dall’articolo 49 della Costituzione, è in crisi dove pare che nessuno voglia accorgersene e prenderne atto.

    Provo a ripercorrerne la storia brevemente.

    Era l’inizio degli anni Ottanta e da più parti ed a più voci si diede inizio ad una discussione interessante per certi aspetti sulla crisi delle ideologie, dove si attribuiva gran parte delle colpe dei mali del Belpaese alla disaffezione delle istanze che sottendono alla vita ed all’azione dei vari organismi politici.

    Dall’alto del suo magistero non si sottrasse al confronto Norberto Bobbio, il quale pose quale premessa la distinzione delle ideologie in rigide ed elastiche, legando le prime ai totalitarismi ed ai principi negatori delle libertà, mentre le seconde a regimi autenticamente democratici, chiarendo che solo le prime possono andare in crisi, mentre per le seconde si poteva parlare di disaffezione che mai potrebbe produrre crisi in quanto portatrici di valori indelebili ed universali.

    La verità consisteva nel fatto che ad andare in crisi all’inizio di quegli anni era il partito politico, privato oramai della malta (principi ispiratori e fondanti) in grado di tenere insieme gli uomini che ad esso si rifacevano.

    Ma, a ben riflettere, la crisi del partito politico è datata molto più indietro negli anni. Una ricerca effettuata con Salvatore Prisco sul ruolo dei tre Presidenti napoletani della Repubblica, De Nicola, Leone e Napolitano che sarà pubblicata a fine anno, conferma che proprio con l’insediamento di Giovanni Leone al Quirinale, la giovane Repubblica italiana cominciava a dare i primi segni di cedimento: l’inizio della crisi economica, a seguire gli anni di piombo con l’assassinio di Aldo Moro fino a Tangentopoli.

    L’avvento di Berlusconi è la logica conseguenza della gestione folle e pura del potere di una classe politica incapace di scontare e leggere il futuro.con azioni e scelte adeguate. Era la logica di un populismo di segno opposto a quello berlusconiano d’oggi che ha portato al grillismo. Ma le colpe non appartengono solo a Berlusconi. Tutti, nessuno escluso, hanno contribuito a badare ai propri interessi, ignorando, ancora una volta e a distanza di vent’anni, che la macchina istituzionale e politica, ormai in disuso, andava ammodernata.

    Ecco perchè ( il fenomeno?) Grillo, tragicomico, è da attibuira alla classe politica dell’ultimo “Ventennio” e non agli italiani.

    Nell’articolo “Le democrazie improprie” – http://www.altritaliani.net/themi-e-idee/article/le-democrazie-improprie – pubblicato su Altritaliani nell’ottobre dell’anno scorso, se da un lato ribadivo il concetto che la peggiore delle democrazie è preferibile alla migliore delle dittature, dall’altro citando Bukowski mettevo in guardia dal pericolo che è facile far passare per democrazia un regime che calpesta molte volte i principi di una sana democrazia con atteggiamenti che hanno solo la parvenza di una democrazia ma che in sostanza denotano contorni e contenuti di malcelata dittatura.

    Un tragicomico al potere? Mi auguro che sia il primo e l’ultimo e che venga rimandato da dove proviene al più presto. Ma sarebbe un’autentica sciagura pensare che possa arrivarne un altro, e questa volta al Quirinale, quel Dario Fo al quale non so per quali meriti e qualità l’Accademia di Svezia abbia attribuito il Nobel della letteratura.

    Caro Nicola,

    la ricetta è una, e facilmente declinabile, se i responsabili lo vogliono. Che il partito politico ritorni all’antico ruolo di collante tra società civile e società politica, prendendo atto una volta per tutte che la politica è un servizio e non uno strumento per gonfiare il portafogli, soprattutto im modo illecito.

    La buonauscita ai vari Fini, di Pietro e quanti sono rimasti appiedati non l’hanno decretato Grillo e Casalegno, come pure vitalizi stratosferici ad ex politici o sapientini pronti ad ogni evenienza che occupano poltrone di sottogoverno, vedi Finmeccanica, buoni per ogni emergenza dai trasporti alla gestione bancaria, dalla cultura ad altre amenità che una classe politica autoreferente è stata in grado di mettere all’inpiedi, ad onta di buona parte di italiani che non in grado di coniugare il pranzo con la cena. Con l’affetto di sempre.

    Raffaele Bussi

    • Il Tragicomico Beppe Grillo e la Tragicomica classe politica di Raffaele Bussi
      Caro Raffele,
      condivido in buona sostanza le cose che ci scrivi, e aggiungo che il fare politica in Italia non è impresa facile. Ormai da anni si pensa alla politica come un lavoro e non come una pratica civica che dovrebbe coinvolgere ciascun cittadino ad ogni livello. Finita la spinta ideale e fondativa della nostra repubblica, frutto della resistenza antifascista e della promulgazione della Costituzione, esauritasi prima con gli anni di piombo e il delitto Moro, poi con il riflusso, la fine dei blocchi est/ovest, l’avvio della globalizzazione, l’edonismo reganiano, e in Italia, il sorgere delle TV commerciale, e la fine di una TV ad aspirazione pedagogica, con una espansione esorbitante delle possibilità prima cognitive e poi, negli ultimi venti anni, anche comunicativi, si è andato perdendo paradossamlmente il contatto con le realtà più dirette e immediate, come quella del vivevre il proprio quartiere e i suoi problemi. I rapporti sono sempre più « promisqui » e sempre meno profondi. Naturalmente le relazioni sono sempre più amplificati e al contempo superficiali. In una sorta di relazione sempre più veloce con il mondo. Non ha caso il nostro ultimo mensile era intitolato: « Eccesso di velocità ». Tutto questo ci ha portato a delle community sempre più virtuali perdendo di vista il concetto di gruppo o comitiva che era di altri tempi. Ricorderai le sezioni politiche che erano luoghi del sociale e del fare. La nuova politica è solo procacciatrice di voti e consensi, non elabora pensieri, non costruisce progetti. I politici non sono più intermediazione tra la realtà e la necessità, sono diventati una casta a se stante con privileggi insopportabili. E’ finito il tempo del mondo operaio, era già finita la società rurale, oggi si vive, per modo di dire, di terziario. Un mondo che non produce nulla solo servizi (call center). L’economia stessa non produce più beni reali, la fonte primaria di ricchezza è diventata la speculazione finanziaria con la sua virtualità di trasferimenti che abbiamo visto producono effetti ben reali e devastanti. Una dimensione del vivere sociale assordante e drogata, in cui si consuma, nel silenzio della superficialità della comunicazione, il dramma privato dell’umanità. A tutto questo la politica tradizionale, come hai rilevato, non ha saputo reagire. Un mondo nuovo con politici vecchi, superati, nomenclature pigre, figlie di una prima repubblica che si era dissolta già per il suo anacronismo. Eppure ci sono molti che come noi discutono sul futuro della democrazia, che chiedono una rivoluzione generale del pensiero e della prassi politica, che si domandano se non sia da riconsiderare un sistema che si fonda sul consumismo, sull’eccesso di velocità appunto. Certo l’inadeguatezza della classe politica ha portato all’esasperazione una società paralizzata ed in stagnazione da venti anni e che, tuttavia, impone scleroticamente, modelli di successo e ricchezza. Storicamente le società sotto stress economico e con una crisi d’identità culturale e politica sono indotte a cercare soluzioni rapide e miracolistiche, questo favorisce la speculazione populista. Mentre le situazioni difficili, i problemi reali hanno soluzioni, ma mai semplicistiche. Sia Berlusconi che Grillo hanno proposto e propongono messaggi « semplici », accattivanti, ma se si leggono con attenzione, le loro proposte sono miracolistiche, prive di razionalità, spesso contraddittorie. L’illusione della risposta semplice puo’ rendere drammatico il futuro del paese e dell’Europa. Certo, il dovere dei partiti è di adeguarsi alla realtà per cambiarla. La destra poteva e puo’ liberarsi di Berlusconi, la sinistra, il centro (sono tutte categorie per me vecchie, ma utili per intenderci)devono domandarsi sulla composizione della nostra società. Chi sono i « moderati » oggi? Chi sono gli sfruttati? Quali sono le diseguaglianze? Quali sono i valori su cui rifondare la nostra società e costruire un’Europa che non sia solo delle banche? Cos’è il liberismo e cosa è liberale? Comunque vada, dopo deve essere chiaro che il tempo dell’attuale classe politica è finito. I Berlusconi, i Bersani, i Fini, Di Pietro, i Casini, gli interpreti della prima e seconda repubblica hanno esaurito il loro tempo. Ci sono stati dei segnali positivi. Come le primarie del centrosinistra, l’almeno aver chiesto delle primarie a destra, e ancora che dopo il voto abbiamo tanti eletti giovani e donne che si affacciano alla rappresentanza politica. Viva anche l’inesperienza degli M5S e dei nuovi del PD. Bene anche a destra se ce ne sono. Occorre un pensiero giovane, innovativo. Una politica che ascolti ed indichi una strada che sia condivisibile e in cui tutti si sentano protagonisti come accadde alla caduta del fascismo. Un sussulto democratico in cui nessuno resta spettatore ma dove tutti siano attori per la rifondazione del paese. Per questo non sopporto l’espropriazione di democrazia di Grillo. Il paese soffre e al di là delle nuove dispute, protagonismi e delegittimazioni, occorre buon senso e voglia di far risorgere la « patria » come lo fu al tempo di altri giovani e nuovi eletti che diedero vita, dalle più diverse esperienze ideali e culturali, alla Costituzione che fu il primo fondamentale passo della rinascita italiana che avvenne, in fondo, solo pochi anni dopo. Io non ho nulla contro i grillini, anzi sono certo che fra di loro ci sono molti che con entusiasmo ed idee possono contaggiare la società in positivo a partire dalla nuova classe politica. La storia anche se non è mai uguale ha una sua ciclicità e non dilmentichiamo che nel ’68, ad esempio, la contestazione al PCI, diede spinta a quel partito per costruire il cambiamento con Berlinguer, che lo stesso Grillo esalta come un riferimento. Oggi i miti della sinistra non sono Marx, Engels, Fidel, Mao, Bob Dylan. I miti sono Pasolini, Obama,Vasco Rossi e non più Giovanna Marini. Si tratta di uscire da un pericolo imminente che è il precipizio dell’ingovernabilità, poi dopo si dovrà aprire una stagione nuova della politica. Ridare un senso alla cittadinanza, ritrovare la fierezza e la dignità di cittadino. Se si batteranno i populismi (di destra o di sinistra non importa)vorrà dire che stiamo tornando ad essere un paese normale. Insomma, molti non ci crederanno, ma occorre meno populismo e più politica, ma di quella buona.

  6. Il Tragicomico Beppe Grillo.
    Bravissimo Nicola!
    Hai fatto un analisi approfondita e perfetta nel tuo articolo che condivido a pieno.
    Secondo te, dopo che il PD non ha preso provvedimenti appropriati durante il governo Monti, c’era possibilità’ diversa per votare?
    Noi in USA ci siamo tappati il naso e chiuso gli occhi ed abbiamo votato il senatore Turano del PD per avere una maggioranza al senato.
    Il nostro sforzo non è’ bastato, ci dispiace.

    Buon lavoro.

    Afredo

    • Il Tragicomico Beppe Grillo.
      Caro Nicola,
      come sempre è un gran piacere leggerti e, come sempre condividere la tua analisi. Ma però (grammaticamente scorretto) è un vizio trasmessomi dalla mia adorata consorte che usa l’alloccuzione (grammaticamente termite scorretto) temporale « SI »………….e,.dopo aver bevuto il caffè …… »ma però ».
      Ecco, si, ottima analisi, « ma però » la tua conclusione, che non mi convince, è sempre la stessa. « se ci fosse stato Renzi ».
      Ora io non sono un renziano per costituzione venendo dalla scuola di Riccardo Lombardi che con l’approccio renziano alla politica non avrebbe avuto nulla da divideree. Certo Renzi non è un comico, si presenta bene, sa essere « suadente », quindi neppure paragonabile al pifferaio genovese ma i contenuti, i suoi contenuti cosa avrebbero dato in termini di valore aggiunto elettorale rispetto al risultato del PD?
      Certo si poteva rosicchiare qualche cosa a destra o al centro ma, mi permetto di pensare, avremmo spostato ben poco.
      A sinistra e in casa grillina Renzi non avrebbe portato a casa nulla. Anzi, avrebbe regalato al populismo quella parte della sinistra che difficilmente lo avrebbe seguito.
      Ora, dopo la cena di Arcore, il pranzo di Montignana contingenza e l’uscita da Roma dopo la proposta Bersani, il mio indomito fremito al renziano pensiero non riesco a frenarlo.
      Tu mi dirai che nell’articolo hai parlato d’altro e che Renzi e solo le ultime righe della tua ottima e, ripeto, condivisibile analisi del fenomeno grillino ma, vedi, sono fatto così perché mi viene da quella antica lombardiana frequentazione. Si, perché, alla fine, è proprio la fine che, senza apparentemente oscurarlo, mette in secondo piano tutto. Tranne Renzi.
      A Bersani il mio certificato di stima. in questo caso « Senza se e senza ma ».
      Fraternamente amico.

      • Il Tragicomico Beppe Grillo.
        Caro Italo,
        cosa posso dirti. Io sono un sincero tuo estimatore, conoscendo l’impegno e la passione che muovono il tuo pensiero e le tue azioni. Naturalmente, nel nostro laboratorio si confrontano idee e visioni, differenti finanche per geografia politica. Come sai, noi aspiriamo ad una rifondazione complessiva della politica. La situazione è estremamente fluida e noi ci troviamo in un crocevia storico, che come sempre non è indolore. Venendo al centrosinistra, dati gli esiti elettorali, pur stimando come persona Bersani, mi permetterai il beneficio del dubbio.
        Ti saluto, ricambiando sempre l’affetto fraterno restando in attesa di tuoi nuovi contributi alla discussione.

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