Benedetto XVI e il suo Gran Rifiuto : un uomo davanti a Dio.

La storia si ripete a circa 800 anni di distanza dall’abdicazione di Papa Celestino V. Pubblichiamo queste riflessioni di una giovane aquilana, mentre oggi il Papa Benedetto XVI ha celebrato il suo ultimo Angelus e salutato una piazza San Pietro gremita di fedeli.

Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto,vidi e conobbi l’ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto.

Dopo avere riconosciuto varie persone, vidi l’ombra ovvero l’anima incarnata in nuova esperienza di vita, di colui che fece per viltà il Gran Rifiuto. (Dante – Inferno – Canto III)

Da abruzzese doc, aquilana per essere precisa, non posso non essere toccata dalla notizia che dall’ 11 febbraio 2013, sta scuotendo gli animi di milioni di fedeli e non solo : Benedetto XVI rinuncia al Pontificato. La cultura cattolica appartiene alla storia della città in cui sono nata e vissuta e alla quale, da un punto di vista storico non posso non restare indifferente.

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Il primo pensiero è andato al predecessore di Benedetto XVI che ho avuto il privilegio di incontrare all’occasione della Messa organizzata a San Pietro per gli studenti universitari nel lontano 2003 : Giovanni Paolo II trasudava sofferenza. Sorretto da uno stuolo di Cardinali a stento riusciva a muoversi ed è stato un vero calvario vederlo attraversare la maestosa e interminabile navata di San Pietro appoggiato al suo pesante pastorale. Percepire l’immensa fatica che pativa nel pronunciare ogni singola parola del suo discorso, vedere il suo volto segnato dall’età e dalla malattia, il continuo tremolio del suo corpo e al contrario, i suoi occhi, il suo sguardo vigile e pieno di amore, di calma, di voglia di essere presente per donare agli altri. Una figura che ha toccato anche me, finanche non credente. Una figura coraggiosa che non ha mai avuto paura di mostrarsi in pubblico anche se malato e sofferente : la sua croce.

Il secondo immediato pensiero è andato a Dante e ai versi dell’Inferno, dedicati a Celestino V : il Papa del Gran Rifiuto. In una delle mie prime visite a Roma, a città del Vaticano, anche se sopraffatta dalla maestosità e dalla ricchezza dello Stato della Chiesa avevo un intento preciso dal quale quelle meraviglie non mi avrebbero distratta : cercare un segno del Pontificato di Celestino V. Purtroppo non ne trovai traccia: per tutti è il Papa del Gran Rifiuto, per tutti è colui di cui Dante parla nel suo capolavoro eppure per il Vaticano il suo rifiuto era come se fosse stato cancellato.

Ma chi è Celestino V?

Celestino V, al secolo Pietro Angeleri (per alcuni Angelerio) nasce da una famiglia di poveri contadini molisani tra il 1209 e il 1215.

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Nel lungo viaggio per ottenere il riconoscimento del suo Ordine, i Fratelli dello Spirito Santo, da Papa Gregorio X (Concilio di Lione, 1275), Pietro Angeleri era ormai un uomo della Chiesa noto come Pietro da Morrone per la vita da eremo che conduceva a Sant’Onofrio al Morrone (Sulmona) in cui si stabilì nel 1293 fino al giorno in cui fu raggiunto dalla notizia della sua nomina pontificia.

Già nel 1275 era considerato uno dei personaggio più in vista del momento per le sue virtù taumaturgiche : pare infatti che nella zona sottostante all’eremo si trovi una grotta le cui acque abbiano poteri taumaturgici insieme alla roccia resa lucida dall’antico rito della strofinatio. Pietro da Morrone era, inoltre, conosciuto anche per l’ideazione dei primi rudimentali servizi di solidarietà sociale: ospizi, mense per i poveri, accoglienza e soccorso ai viandanti che offriva insieme ai Fratelli dello Spirito Santo.

Il 29 agosto 1294 nella basilica di Santa Maria di Collemaggio (L’Aquila), costruita per sua stessa volontà e consacrata nel 1288, fu eletto Papa. Alla cerimonia solenne parteciparono oltre al Re Carlo II d’Angiò e suo figlio Carlo Martello, cardinali e nobili, ma soprattutto un immenso popolo, composto, secondo le fonti, da più di duecentomila persone, che ricevettero dal nuovo pontefice un dono di portata straordinaria.

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Quanti confessati e sinceramente pentiti, dai vespri del 28 agosto fino ai vespri del giorno 29, festa di San Giovanni Battista, avessero visitato devotamente la basilica di Collemaggio, avrebbero ricevuto contemporaneamente la remissione dei peccati e l’assoluzione dalla pena.

Fino ad allora, l’indulgenza plenaria era stata concessa solo a favore dei crociati in partenza per la Terra Santa e ai pellegrini che si recavano alla Porziuncola di Assisi. Appannaggio per lo più dei ricchi, che in cambio di sostanziose elemosine avrebbero ottenuto almeno la remissione parziale dei peccati : a L’Aquila il Perdono sarebbe stato rinnovato annualmente e concesso anche a poveri e diseredati.

Ogni anno a L’Aquila, dal giorno dell’emanazione della Bolla del Perdono si rinnova il rito della Perdonanza Celestiniana, l’indulgenza plenaria perpetua che Celestino V, la sera stessa della sua incoronazione a pontefice, concesse a tutti i fedeli di Cristo.

(Testo integrale della Bolla Papale – http://www.perdonanza-celestiniana.it/la-perdonanza-celestiniana/bolla-del-perdono.php)

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Francobollo di Poste Italiane che celebra l'anno giubilare celestiniano

Ma torniamo ai giorni nostri. Priva di ogni presunzione penso che la vita sia un viaggio nel corso del quale alcuni avvenimenti possono essere letti solo alla luce di altri e fino a quel momento non ne capiamo la portata. In questo senso forse fatale è stata la visita che Benedetto XVI ha fatto alle popolazioni terremotate dell’aquilano nell’aprile 2009 : in quell’occasione ha reso omaggio alla tomba di Celestino V nella Basilica di Collemaggio. Forse fatale è stato il film di Moretti Habemus Papam (2011).

Dopo aver letto ogni ipotesi possibile dietro la rinuncia del Papa, sono sempre più convinta del fatto che in realtà dietro la sua decisione ci sia un uomo che sentiva il peso di impegni che non riusciva a mantenere a causa dell’età. Questa ipotesi apre una riflessione più ampia sul perché al vertice della Chiesa ci siamo abituati a vedere dei Ministri di Dio dai capelli bianchi.

Forse è arrivato il momento, anche per un’istituzione millenaria e conservatrice come la Chiesa Cattolica, di diventare più moderna e di pensare di dover eleggere un Papa che abbia un’età semplicemente più adeguata agli impegni che tale figura si troverà ad affrontare. Forse questo è il messaggio che Benedetto XVI vuole inviare ai Cardinali che si troveranno prima di Pasqua a decidere quale pastore dovrà guidarli.

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In un certo senso Giovanni Paolo II aveva iniziato un cammino di modernizzazione della Chiesa accompagnandola nel nuovo millennio, cercando di avvicinare sempre più i giovani alla religione con semplicità e festosità. La sola differenza è che di uomini come Giovanni Paolo II, che hanno vissuto la guerra, i nazisti e un attentato ne esistono pochi al mondo. Per lui la sofferenza fisica si aggiungeva ad altre sofferenze che aveva già vissuto nel corso della sua vita e che sicuramente vedeva il Papato come un mezzo per far arrivare, anche se gravemente malato, dei messaggi ben precisi a tutti i cattolici.

Papa Wojtyla è stato eletto Papa all’età di 54 anni, il secondo più giovane nella storia della Chiesa ed ha regnato per oltre 25 anni non senza difficoltà e soprattutto non sempre in salute. Un Papa, Wojtyla, che ha trovato forza anche nella malattia e che ha deciso di mostrare la sua debolezza davanti a milioni di persone con estrema dignità.

Benedetto XVI non è né da condannare né da criticare è semplicemente un uomo che ha scelto di fare una scelta diversa da quella che tutti si aspettavano, un uomo che alla fine dei suoi giorni, come tutti i credenti, si ritroverà davanti a Dio, quello stesso Dio misericordioso che gli aveva confidato una così alta missione.

Cassandra

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