Renzi: Una cosa di sinistra.

Si concludono il 2 dicembre le primarie del centrosinistra. Bersani o Renzi, tra loro due è il leader per le elezioni 2013. Il rinnovamento grazie a Renzi è già in moto. Da lunedi il centrosinistra e il PD dovranno ritrovare la loro capacità di essere uniti per un’Italia che sia un bene comune.

Buona la prima nelle primarie! In primo luogo la partecipazione con l’enigma dei tre o quattro milioni di votanti. Comunque sia, si tratta di una partecipazione più che significativa, in tempi di antipolitica e soprattutto di malapolitica.

Il 2 dicembre si replica e i protagonisti saranno Bersani che dall’alto dei suoi nove punti di vantaggio (anche questo dato è contestato) non dovrebbe avere problemi nel battere le resistenze del sindaco di Firenze.

La fotografia di queste primarie è tutta da leggere ed interpretare, con Vendola che si attesta là dove anni fa si fermo’, in altre primarie Bertinotti, padre politico di Vendola (che oggi sembra disconoscerlo) e allora leader di Rifondazione Comunista.

Testimonianze, ma utili quelle del moderato Tabacci e della Puppato, unica donna candidata.

Il vero vincitore appare Renzi che con il suo 35% dei voti, costituisce un’opportunità o un problema a seconda di come la si voglia vedere.

Un problema a giudicare dal volto e dalle parole di Rosi Bindi (presidente del PD e sostenitrice dell’attuale segretario) che ha, in TV, paventato o forse meglio dire minacciato un ridimensionamento del rottamatore alla luce del futuro congresso del PD. Una cosa strana, un monito che suona come un voler allontanare se non mettere a tacere, l’unica vera novità offerta da un partito che sembra ancora non aver sciolto molte ambiguità e contraddizioni.

Una cosa strana, perché non proveniente da un togliattiano della prima ora in vene di allontanare “il traditore”, novello Bordiga dal partito, ma da una ex democristiana che al suo tempo fu una sorta di Renzi del mondo cattolico.

Un’opportunità se il probabile vincitore, lo stratega Bersani, saprà condurre lui, quella attesa opera di rinnovamento d’idee e di personale nel partito. In tale chiave Renzi potrebbe essere una risorsa da non nascondere, ma da valorizzare.

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Certamente, pur con le sue asprezze, mi attendo dopo il due dicembre un PD più forte ed unito, un partito che sviluppi la base comune, che è stata presupposto delle candidature di queste primarie, per sperimentare una possibile coalizione di governo all’indomani del voto per le legislative.

Uno schema che raccolga con il PD, il SEL di Vendola, nonchè l’area di Tabacci e anche le forze associative che sono nate e sviluppate lungo il corso del ventennio berlusconiano.

Se cosi sarà e se la destra avrà la forza di rinnovarsi a sua volta, lasciando al suo destino l’ammuffita figura del cavaliere, concentrandosi sulle sue primarie o su un’ipotesi Monti o montiana, allora avremo, finalmente, due aree politiche; una riformatrice e progressista, l’altra liberale e conservatrice, per poterci definire finalmente un paese normale.

Certo, va approfondita in questa sede “l’affaire primarie” del centrosinistra, perché francamente credo si sia fatto passare un pericoloso messaggio, su cui, a mio avviso, Bersani e i suoi (quelli più onesti intellettualmente, e ce ne sono) dovrebbero riflettere.

Il messaggio era di fermare la deriva liberista di Renzi, di impedire il tradimento della sinistra, di impedire l’ascesa di un uomo pericoloso, come l’ha definito Susanna Camusso, leader della CGIL, storico sindacato della sinistra italiana.

E’ una vicenda su cui bisogna molto riflettere. Non credo che, malgrado qualche velata minaccia, il coraggioso sindaco di Firenze e i suoi entusiasti sostenitori debbano temere molto. Il PD non è il PCI, che poteva cacciare via i dissidenti, come fu all’epoca del Manifesto del compianto Magri o della Castellina, e quindi alpiù il rischio e che si cerchi di nascondere nell’oblio la proposta di rinnovamento politico di cui Renzi è stato ed è interprete.

Ho sentito cose pazzesche nei confronti dell’innovatore Renzi, una demonizzazione e, quel che è più grave, una disinformazione che sembrerebbero scientifiche nei suoi confronti.

Il fatto che Berlusconi faccia il tifo per Renzi la dice lunga. E’ fin troppo evidente che l’azione del rinnovatore, mira alla conquista degli indecisi, di coloro che non danno più credito alla “vecchia politica’, è evidente che il sindaco fiorentino ha una forte capacità di comunicazione, strumento principe di Berlusconi e quindi temutissimo dal cavaliere di Arcore, il quale, certamente preferirebbe Bersani e il solito PD, confuso tra interessi di gruppi e gruppetti, ad un leader capace di scelte chiare e fondatrici.

Altro che fare il tifo per Renzi, la destra sa che con lui alle prossime elezioni non ci sarebbe partita e forse neanche più il PDL, pertanto meglio delegittimarlo, agli occhi puri della sinistra, facendo passare il messaggio che la destra ha simpatia per lui.

Ed, infatti, a sinistra è tutto un fiorire di ipocrite allusioni contro il “rottamatore”; ché lui è come Berlusconi, ché lui è amico della finanza, un nemico del sindacato, il nuovo Blair, ed altre facezie come queste.
Del resto i sondaggi parlano chiaro. Allo stato con Bersani e con questa legge elettorale, non è improbabile un Monti bis, il che non è necessariamente una nequizia, ma certamente non è una vittoria della politica e nemmeno una sconfitta per la destra berlusconiana.

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Ma, a voler essere seri, non c’è nulla di più lontano dal populismo berlusconiano o grillino, del nostro rottamatore.

La realtà è che la sinistra dovrebbe un giorno dire qualcosa di sinistra, come diceva il caro Nanni Moretti a D’Alema. E la sinistra dovrebbe chiedersi che cosa oggi è di sinistra.

Un tempo chiedere “il 6 politico” a scuola per i figli del proletariato che non avevano soldi per studiare era ritenuta una cosa di sinistra, oggi di sinistra è la meritocrazia. Ricodo che un tempo si accusava la destra di essere meritocratica.

L’insistere come fa Renzi perchè la società abbandoni i privilegi di caste e dia spazio al merito, mi sembra, appunto, di sinistra e meritorio. Chiedere un radicale abbattimento dei costi della politica e l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti è una cosa di sinistra, peraltro sancito dalla scelta referendaria dei cittadini e non mi sembra che Obama sia di destra perché finanziato in assoluta trasparenza da privati.

Una volta il centralismo democratico era una cosa di sinistra, oggi la dissidenza e la diversità sono ritenuti valori della sinistra.

Un tempo una cosa di sinistra era difendere e sostenere la lotta operaia, ma oggi gli sfruttati non sono gli operai, che semmai vivono il dramma della sostanziale fine del loro ruolo produttivo, l’assenza di una politica industriale che abbia il coraggio di riequilibrare tutto il comparto secondo le esigenze di mercato produttivo, cosa che nessun governo fa da decenni. Ed è triste notare che nella sinistra negli ultimi decenni, al governo o all’opposizione, ci sono stati sempre gli stessi che oggi contrastano dall’interno Renzi. Qualcosa vorrà dire.

Oggi i veri sfruttati sono gli immigrati e i giovani che lavorano in un terziario che ha soppiantato un’economia che non produce quasi più nulla. Verso quei giovani, come verso gli immigrati, i sindacati sono in grave ritardo, e la loro azione è ancora e sempre concentrata verso i “soliti noti”; i lavoratori dell’impiego pubblico, gli operai delle poche fabbriche rimaste e soprattutto i pensionati. Aver avuto il coraggio di porre seriamente la questione cittadinanza per gli immigrati e lavoro per i giovani, non mi sembrano proprio scelte liberiste, ma piuttosto quelle di una sinistra a passo dei tempi.

Dire che oggi il popolo della sinistra è composto in buona misura dalla piccola e media borghesia non è una bestemmia, è un dato di fatto. E se il centro sinistra appare vincente è proprio perché oggi in assenza di proposta politica di una destra liberale e moderna l’unica deriva per la classe media è in quell’area.

Non è un caso che sono scomparse dalla scena politica forze che non hanno più un bacino di sostenitori, penso ai partiti operaisti come Rifondazione comunista, e che lo stesso partito di Vendola fatica ad emergere. E’ indicativo che da Bertinotti ad oggi non ci siano stati in quell’area politica detta alternativa o antagonista segni di crescita. Ed, infatti, oggi il SEL si batte sul tema ecologia, che come ha notato saggiamente anche il nostro politologo Diodato, è stato sempre un tema piuttosto indigesto e conflittuale per la sinistra tradizionale.

L’aggettivo che qualifica oggi la sinistra in Italia e in gran parte del mondo è democratico, non socialista e nemmeno comunista. E nel rispetto di quelle ideologie sarebbe bene che si interpretasse l’attuale fase storica, non affidandosi ai rigidi schematismi interpretativi di una stagione ormai superata da tempo. Sono cambiati i soggetti è cambiato il mondo e bisogna fare i conti con una crisi del capitalismo che ha determinato dinamiche nuove nella geografia politica attuale.

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Insomma, anche se vincerà Bersani, Renzi la sua vittoria l’ha già ottenuta, perchè sarà ineludibile per il PD prescindere dalle tesi del sindaco, che un suo peso specifico, qualunque sarà la parcentuale dei suoi sostenitori il prossimo due dicembre, ha dimostrato di averlo.

Il rinnovamento generazionale e di programma del PD, passa anche grazia all’azione dei tanti che con lui si sono impegnati e da tempo in questo progetto.

Del resto Renzi ha permesso, creando delle primarie vere e non scontate nell’esito di focalizzare l’attenzione di tutti sul PD che oggi è dato ai suoi massimi storici di consenso. Il suo insistere perché ci fossero le primarie con l’intelligente scelta di Bersani, che anche grazie a lui da questa prova potrà uscire come un vero leader del centrosinistra, di accettare la sfida, ha permesso già di avviare un rinnovamento dei, una volta si diceva, quadri di partito, e del resto a Veltroni, D’Alema, Bindi ed altri non si chiede di scomparire, ma di lavorare con la loro esperienza per il PD, dando spazio ai giovani nel Parlamento, nei Consigli regionali, ecc.. E sta già accadendo che alla televisione compaiono donne e uomini nuovi, e non sempre gli stessi.

Del resto, la vera rottamazione deve avvenire nella periferia del partito. Peinati ed altri esempi a nord. Ma io conosco ancora meglio il sud Italia e so che li occorre davvero cambiare registro e uomini.

Troppi i casi di un PD retto, in sede locale, da comitati d’affari, spesso pronti a qualunque inciucio o corruzione pur di restare al potere, troppo i casi di contiguità con la malavita organizzata e mafiosa. Sono certo che chi è del sud, ma forse non solo nel sud, sa che cosa voglio dire.

La vera sfida, probabilmente per Bersani, sarà di dover coniugare il conservatorismo di una tradizione storica della sinistra e dell’area cattolico-popolare con il vento rinnovatore suscitato dalla generazione di Renzi.

Va sempre ricordato che anche cambiare e rinnovare sono cose di sinistra.

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

1 COMMENTAIRE

  1. ballottaggio
    Eccellente analisi. 2 punti in particolare la declinazione epocale di meritocrazia ed il bacino sociale di sinistra. Del resto caro Nicola siamo in una fase postindustriale

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