Fiat di Pomigliano. La rappresaglia di Marchionne.

Dal governo ai sindacati, tutti contro l’atteggiamento sprezzante di Marchionne nei confronti dei 19 operai da mettere in mobilità per far posto ai lavoratori Fiom reintegrati per sentenza.

Se non di rappresaglia di cosa si tratta? Diciannove operai da riassumere in Fiat a Pomigliano (contro la sua volontà, perché sindacalizzati) contro altrettanti diciannove da mettere in mobilità, ovvero da mandare prima o poi a casa.

E’ un’autentica rappresaglia, come facevano i nazisti durante la guerra (uno contro dieci), cambiano solo le proporzioni. Siamo ad un livello di pessima gestione umana prima ancora che aziendale: e qui non sono solo i numeri o le motivazioni delle relazioni industriali a giustificare la pessima ipotesi del capo della Fiat; persino alcuni esponenti del governo Monti se ne sono (finalmente) accorti, pur lanciando timide invettive.

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Chi conosce gli operai della Sata, per esempio, sa con quanta abnegazione da decenni ormai vivono la loro nuova condizione operaia, sapendo di essere sempre alle prese con una spada di Damocle su di loro, che sa di cassa integrazione o di accettazione pur passiva degli eventi interni all’azienda. Chi li conosce sa di che tempra siano. Inghiottono tutto, anche le colpe di una azienda che non fa ricerca e non innova il proprio parco auto, e scarica sugli operai le proprie presunte perdite. No, quegli uomini e quelle donne non meritano tali trattamenti, atteggiamenti che il capo supremo (e la storica Famiglia) sciorinano apparendo grotteschi agli occhi del mondo. Gli stessi che hanno guardato all’Italia con grande rispetto, e alla storica tradizione di lotte operaie e contadine con quell’attenzione sociologica ed umana, nel nome della solidarietà collettiva. Una nazione, la nostra, che ha sopravvissuto a denigrazioni e rapine di ogni tipo, mantenendo sempre alta la propria dignità, anche quando in moltissimi hanno dovuto emigrare.

Ma tutto questo a un Marchionne qualsiasi, nel pieno della sua arroganza di potere, può sfuggire. Altrimenti non lancerebbe tali ignobili ricatti.

Armando Lostaglio

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Armando Lostaglio
ARMANDO LOSTAGLIO iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Basilicata; fondatore del CineClub Vittorio De Sica - Cinit di Rionero in Vulture nel 1994 con oltre 150 iscritti; promotore di altri cinecircoli Cinit, e di mostre di cinema per scuole, carceri, centri anziani; autore di testi di cinema: Sequenze (La Nuova del Sud, 2006); Schermi Riflessi (EditricErmes, 2011); autore dei docufilm: Albe dentro l'imbrunire (2012); Il genio contro - Guy Debord e il cinema nell'avangardia (2013); La strada meno battura - a cavallo sulla Via Herculia (2014); Il cinema e il Blues (2016); Il cinema e il brigantaggio (2017). Collaboratore di riviste e giornali: La Nuova del Sud, e web Altritaliani (Parigi), Cabiria, Francavillainforma; Tg7 Basilicata.

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