La facoltà di illuderci… lo suggeriva Pirandello.

Scriveva Luigi Pirandello in Uno, nessuno e centomila: “La facoltà d’illuderci che la realtà d’oggi sia la sola vera, se da un canto ci sostiene, dall’altro ci precipita in un vuoto senza fine, perché la realtà d’oggi è destinata a scoprirsi illusione di domani. E la vita non conclude. Non può concludere. Se domani conclude, è finita.”

Occorre sempre rifarsi ai grandi pensatori, a coloro che, scrivendo dell’uomo contemporaneo, analizzano la realtà prima degli altri, che leggono il presente e intravedono sprazzi di futuro. Scrive dei dilemmi a sopravvivere in una realtà delicata e difficilmente pronosticabile. Pirandello in fondo ci lascia assaporare quel bisogno di elevarci, e di quanto sia incombente non perdere di vista la rotta. Forse mai come oggi l’attualità ci divora davvero in ogni minuto, non dà tempo, non dà tregua, e sconvolge i parametri di una esistenza che comunque avevamo programmato in una dimensione piuttosto locale.

Quelli che accelerano i propri impegni (politici) in questi mesi, che si affannano ad imbastire eventuali liste per riprendersi un imminente voto per continuare a sedere nelle stanze dei bottoni, coloro che si candidano nuovamente a soprassedere sui nostri problemi insolubili, loro no, non si rendono conto della nostra ansia costante che minaccia e ci stravolge di continuo. Non si rendono conto che il loro fallimento rappresenta per noi la resa incondizionata ad una esistenza con poche vie di sfogo. Quella gente non si pone altre incombenze se non quelle legate al proprio interesse di casta, al loro “legittimo” tornaconto. Mentre si assiste pressoché inermi alle parabole mediatiche.

Un’indolenza estrosa potrebbe essere una risposta al vuoto che ci creano intorno. Ricompattare quel senso di onestà interiore, reagire con la leggerezza tipica di chi si meraviglia davanti alla natura, ad un’opera d’arte, alla bellezza.

La poetessa Anna Maria Carpi suggerisce: “Là dov’erano gli altri, i cari altri, / anch’io volevo stare… / perché – pensavo – / dove si è in tanti qualcosa si farà contro la sofferenza”.

Armando Lostaglio

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Armando Lostaglio
ARMANDO LOSTAGLIO iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Basilicata; fondatore del CineClub Vittorio De Sica - Cinit di Rionero in Vulture nel 1994 con oltre 150 iscritti; promotore di altri cinecircoli Cinit, e di mostre di cinema per scuole, carceri, centri anziani; autore di testi di cinema: Sequenze (La Nuova del Sud, 2006); Schermi Riflessi (EditricErmes, 2011); autore dei docufilm: Albe dentro l'imbrunire (2012); Il genio contro - Guy Debord e il cinema nell'avangardia (2013); La strada meno battura - a cavallo sulla Via Herculia (2014); Il cinema e il Blues (2016); Il cinema e il brigantaggio (2017). Collaboratore di riviste e giornali: La Nuova del Sud, e web Altritaliani (Parigi), Cabiria, Francavillainforma; Tg7 Basilicata.

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