Francesco Guardi e Venezia. Il genio libero delle vedute – Museo Correr

Si resta incantati davanti alle tele del maestro Francesco Guardi esposte nelle sale del Museo Correr a Venezia nella mostra a lui dedicata in occasione del terzo centenario della sua nascita (1712-1793). (Ndr Vedi il portfolio in fondo all’articolo.)

Colui che ha espresso al meglio con la sua pittura, insieme a Canaletto, i fasti e la decadenza della Serenissima, è ora presentato nelle sale espositive in un itinerario insieme cronologico e tematico che si sviluppa attraverso contoventuno opere, tra dipinti e disegni, scelti per il loro valore qualitativo e storico, dagli attenti curatori Alberto Craievich e Filippo Pedrocco, nata sotto la direzione scientifica di Giandomenico Romanelli e poi proseguita da Gabriella Belli della Fondazione Musei Civici di Venezia.

La mostra che vanta della collaborazione del Gruppo 24 Ore, ed è posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, è l’ideale proseguimento di un’altra, realizzata nel 1965, svoltasi a palazzo Grassi, e curata allora da Pietro Zampetti, nella quale le opere di Francesco erano affiancate a quelle di Antonio, suo fratello maggiore. Entrambi si erano formati nella bottega del padre Domenico (la famiglia di origine trentina della Val di Non, si era stabilita a Venezia agli inizi del Settecento) dove avevano svolto il lavoro di “figuristi”. Ed è ancora oggi difficile, per gli studiosi dell’arte, l’attribuzione di alcune loro giovanili opere sacre.

Ritratto di Francesco Guardi

La mostra del Correr, alla luce di nuovi studi sull’autore – che ha avuto una vita modesta e non ha lasciato scritti personali sui suoi lavori – si suddivide in cinque sezioni che ripercorrono l’evoluzione del suo percorso artistico e allo stesso tempo documentano i diversi generi in cui il grande vedutista si è cimentato.

La prima parte della mostra è incentrata sulla produzione di opere di figura. Si va dalle scene di vita contemporanea che richiamano i dipinti di Pietro Longhi, alle due tele dedicate al “Ridotto” e a quella assai nota del “Parlatorio delle monache di San Zaccaria”. Accanto a queste opere profane, ecco anche quelle di carattere religioso, come “Il Miracolo di san Gonzalo” di provenienza del Kunsthistorisches Museum di Vienna. Non mancano inoltre i disegni, realizzati a matita e inchiostro, dove spicca, tra tutti, una delicata “Pietà” tratteggiata con mano leggera.

La seconda ampia sezione è dedicata alle vedute. Qui siamo nell’età matura di Guardi, verso i quarant’anni. Intorno al 1755 l’artista abbandona il genere figurista, poco remunerativo, per dedicarsi ai paesaggi, agli scorci, molto richiesti allora dai visitatori stranieri, coloro che facevano i grandi “tour” per la penisola per ri-scoprire il senso estetico del passato: Napoli, Roma, Firenze, Venezia. Francesco Guardi si inserirà in questo fiorente mercato delle riproduzioni, approfittando anche dell’assenza del vedutista per eccellenza, Canaletto, allora trasferitosi in Inghilterra.

Grazie ai prestiti concessi dai più importanti musei internazionali, il visitatore della mostra ha oggi il privilegio di ammirare ad esempio una tela raffigurante “Piazza San Marco” proveniente dalla National Gallery di Londra, oppure il grande “Bacino di San Marco” del Metropolitan Museum di New York, dove si mettono in luce quei freschi impasti di colore che danno ancora oggi un brillante timbro cromatico. Colpisce nell’osservare le ampie vedute del Canal Grande, o altre zone periferiche come Santa Marta o l’isola della Certosa, che a volte il colore dell’acqua è separata dal cielo da una sottile striscia di terra all’orizzonte; come quasi a voler fondere i due elementi.

La terza sezione invece riunisce la maggior parte delle tele dedicate ai paesaggi e dei capricci, un genere squisitamente settecentesco. In opere provenienti dall’Ermitage di San Pietroburgo e dal Museo di Worms, si nota la libertà del tratto dell’artista nel realizzare luoghi concreti e di fantasia, mescolando architetture antiche e moderne. Tra essi spiccano i due grandi “Paesaggi fantastici”del Metropolitan Museum di New York.

La quarta sezione raccoglie le opere che illustrano le feste e le cerimonie della Serenissima. Tele come “Il doge sul Bucintoro lascia San Nicolò del Lido” del Musée du Louvre, o il “Corteo di gondole nel bacino di San Marco” del Museum of Fine Arts, Picture Fund di Boston, o i disegni come “Il concerto delle dame al Casino dei Filarmonici”, del Canterbury Museums and Galleries, dimostrano come l’artista si fa cronista di eventi che rappresenta con colori, luci, tratti di grandissimo fascino e suggestione. La Storia, l’architettura di Venezia, le immagini della vita brulicante, delle sue gondole e dei suoi rematori, passano per la mano di questo testimone del tempo che ha lasciato a noi un punto di osservazione privilegiato sul passato della città lagunare.

All’artista ormai settantenne verrà ufficialmente riconosciuta dalla Repubblica la sua opera e a lui verrà affidato un incarico ufficiale: i quattro dipinti destinati a commemorare la visita di papa Pio VI a Venezia. Ad essi seguiranno le tele celebrative della venuta a Venezia degli arciduchi di Russia in incognito, sotto il nome di Conti del Nord. Resteranno invece sulla carta, in splendidi fogli preparatori conservati nel Gabinetto dei disegni e delle stampe del Museo Correr, il progetto per i dipinti su tela che dovevano ricordare le nozze fra il duca Armando di Polignac e la baronessa Idalia di Neukirchen.

L’ultima sezione si chiude con le opere dell’estrema maturità. Lo stile del Guardi si fa sempre più libero e allusivo. L’artista deforma la realtà, la struttura prospettica e le proporzioni sono volutamente modificate, le figure diventano sempre più solamente delle macchie di colore, il segno diventa tremolante. Guardi ritrae anche splendide immagini di ville immerse nel verde della campagna veneta e alcuni scorci della città. Nelle sue ultime vedute si intuisce anche una sorta di decadenza della città (come la “Punta di Santa Marta” o altre vedute del “Canal Grande” e del “Bacino di San Marco”); non più viva e fremente, ma sgraziata e decadente, qualcosa che fa avvertire un lato pre-romantico. Venezia suggestiva e dolente, si affaccia a una nuova realtà.

Francesco Guardi morirà a 81 anni nella sua casa di Cannaregio, in campo delle Madonne delle Grazie. Suo figlio, Giacomo, continuerà, imitandola, l’attività paterna. Nel 1829 venderà tutta la collezione dei disegni suoi e di suo padre a Teodoro Correr, il fondatore del museo veneziano che ora ospita questa mostra.

guardiFrancesco-Guardi-nella-terra-degli-avi_exhizoom.jpgLa mostra resterà aperta fino al 6 gennaio 2013. Tutte le opere sono presenti nel ricco catalogo edito da Skira. Tra le varie iniziative per ricordare l’artista, citiamo anche un evento che la Soprintendenza per i Beni Storico-artistici della provincia autonoma di Trento inaugurerà nel Castello del Buonconsiglio il prossimo 6 ottobre e resterà aperta anch’essa fino al 6 gennaio del prossimo anno: la mostra “Francesco Guardi nella terra degli avi. Dipinti di figura e capricci floreali” per ricordare il luogo di nascita della sua famiglia.

Andrea Curcione

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Per aprire il portfolio, clicca in fondo alla pagina sulla prima immagine e poi su diaporama

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Museo Correr
Piazza San Marco, Venezia
Apertura al pubblico: 29 settembre 2012 – 6 gennaio 2013
Orari
Tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00 (biglietteria 10.00-18.00)
Chiuso 25 dicembre e 1 gennaio

www.mostraguardi.it

correr.visitmuve.it

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Andrea Curcione
Andrea Curcione è nato e risiede a Venezia dal 1964. Laureato in Storia all'Università Ca'Foscari di Venezia, ama i libri, la scrittura, la fotografia e il disegno. Giornalista pubblicista, ha pubblicato alcuni racconti e romanzi noir di ambientazione veneziana. Si occupa soprattutto di critica cinematografica, ma per Altritaliani scrive anche di avvenimenti culturali e mostre di particolare interesse che si inaugurano nella città lagunare.

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