L’altra Venezia – E se vincesse Sinapupunan di Mendoza?

Prima alla critica e poi al pubblico Sinapupunan di Brillante Mendoza e il film della star di Venezia 2012 Robert Redford. Dalle inquietudini musulmane di una coppia senza figli nella periferia del mondo, alla ricerca della propria innocenza inseguiti dalla FBI e da un passato controverso.

Sinapupunan (Thy Womb) di Brillante Mendoza

thy-womb-3-colored.jpg

Senza alcun dubbio, fossi nella giuria, darei il leone d’oro a questo film, perchè è molto bello. Racconta un angolo delle Filippine d’oggi, dove la vita scorre nelle difficoltà di sempre. Siamo in un villaggio di pescatori. Qui la gente vive in case di legno appoggiate sull’acqua. I protagonisti sono due signori, marito e moglie, entrambi non più giovani. Vivono pescando, intrecciando juta colorata per farne delle bellissime stuoie, sperano in pesche abbondanti.

Ma i tempi di oggi, per chi vive da quelle parti, sono ancora più tristi. In mare ci sono incursioni di pirati armati fino ai denti, disposti a sparare
anche per un po’ di pesce, o per una rete rubata. Tutto è regolato dalla quotidiana fatica che vede questa comunità di musulmani, ringraziare sempre Ahllah per i benefici che concede loro. Nella vita
dei due protagonisti tutto scorre, anche se un desiderio è rimasto inevaso: quello di avere un figlio.

Lui lo desidera, lei non ne può avere. E’ lei, allora, che si da da fare per cercare una donna disposta a questo. Le voci girano, alcuni sono disposti all’incontro, ma non è cosa facile. Anche tra le donne musulmane il rito del matrimonio è legato alle disponibilità economiche dell’uomo.

Così, trovata la donna disposta a questo, « l’affare » si conclude? Nemmeno per sogno perchè la giovane donna accetta di avere un figlio solo se il futuro uomo lascerà sua moglie. Decisione lacerante. Il protagonista ama sua moglie. Lascio sospeso il finale per questo film che ha toccato un po’ tutti.

Bravissimo e « brillante » Mendoza, per questo film coraggioso, quasi in presa diretta (l’uccisione di un bue avviene proprio dal vivo). Speriamo che la giuria non sia orientata diversamente e premi questo film. Lo merita veramente.

The Company you keep di Robert Redford

the-company-you-keep-the-company-you-keep-1-g.jpg

Che si può dire di Robert Redford, icona del cinema americano, l’unica
vera star di questa mostra? Niente di più di quanto già non si sia già detto. Perchè il suo lavoro, molto interessante, è solo un altro gioiello della sua lunga collezione. Mentre lo guardavo mi tornavano alla mente
le immagini di un altro suo grande film « Tutti gli uomini del Presidente » accanto a Dustin Hofmann, dove cercava di rivelare le torbide manovre dell’allora Presidente Nixon (Il famoso affare « Watergate ») e trovavo analogie con quanto stavo vedendo. Perchè di questo si tratta.

Lui, Redford, nel film è un avvocato che vive per trent’anni sotto falso nome. Viene scoperto ed indagato perchè il suo vero nome è ricomparso in un’indagine fatta dalla FBI su un crimine avvenuto dentro ad una banca trent’anni prima, dove morì una persona. Quelli che parteciparono alla rapina altri non erano se non un gruppo di pacifisti, che, staccatisi dalle organizzazioni a cui avevano aderito, frustrati dall’incosistenza delle loro azioni, decidono di operare diversamente: con azioni terroristiche, dinamitarde. Redford si sente braccato, sa che sarà difficile discolparsi. Sa anche chi è stato l’autore di quell’assassinio.

Allora si eclissa, sfuggendo ai tentacoli dell’FBI, ma al tempo stesso cercando i legami con « gli amici di allora » nel tentativo di riportare a galla la verità e la sua innocenza. Film impeccabile. Lo rivedremo nelle sale tra poco.

Dalla Mostra del cinema – Massimo Rosin

Article précédentCarlo Maria Martini: l’uomo del dialogo alla ricerca della verità
Article suivantI figli di nessuno in un’Italia che ignora la meritocrazia.