Esce in Francia “ACAB. All Cops are bastards”, un film di Stefano Sollima.

Mentre i titoli scorrono all’inizio del film, si sente un coro di voci che intona: “Celerino figlio di puttana!”. Dall’omonimo libro del giornalista Carlo Bonini (Einaudi), firma di punta di varie inchieste di “Repubblica”, è stato tratto il film “ACAB. All Cops are Bastards” diretto da Stefano Sollima (figlio di Sergio Sollima, già autore di spaghetti western negli anni ’70, e del celebre “Sandokan” televisivo).

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Diciamo subito che gli sceneggiatori del film, Daniele Cesarano, Barbara Petronio e Leonardo Valenti (già coautori della serie televisiva “Romanzo Criminale” e “Distretto di polizia 2”, sempre diretti da Sollima) hanno fatto una sintesi del testo non stravolgendo nulla, anzi cercando di dare alcune connotazioni più psicologiche ai personaggi del film: Cobra (Pierfrancesco Favino), Mazinga (Marco Giallini), Negro (Filippo Nigro) i cui pseudonimi nel libro sono diversi (“Lo Sciatto”, “Drago” e Michelangelo). Nella loro squadra entrerà anche un giovane agente, Adriano (Domenico Diele), non presente nel volume, ma che nel film sarà la coscienza critica, il testimone e il protagonista di comportamenti, tensioni, frustrazioni del gruppo. E del gruppo, nel film, il “capobranco” è Cobra, nonostante Mazinga sia quello, fra loro, più alto in grado e abbia più esperienza. E’ Cobra quello che tiene coesa la squadra; quello che sente il reparto come suoi fratelli, da non lasciare mai soli. E’ sempre Cobra quello con ideali fascisteggianti, e che all’interno della caserma ha realizzato un murale dove vi sono un gruppo di celerini raffigurati come gladiatori, alla maniera degli eroi delle Termopili (o “I nuovi centurioni”, per citare un celebre romanzo americano scritto dall’ex poliziotto Joseph Wambaugh). Ed è sempre Cobra che deve subire un processo per aver ferito un tifoso che voleva entrare allo stadio.

Mazinga invece ha problemi in famiglia; suo figlio non intende studiare e passa il tempo fuori casa per frequentare un gruppo skin rock. Anche Negro non se la passa bene; si sta separando dalla moglie, una ballerina cubana, che non le permette di vedere sua figlia perché lo ritiene un padre irresponsabile. Per ultimo c’è Adriano, che si è fatto trasferire al reparto celere per guadagnare qualche euro in più; vive ancora con sua madre, che però è stata sfrattata di casa, e non può andare a vivere nell’appartamento assegnatole dal comune perché è occupato da extracomunitari.

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Nel film osserviamo il gruppo operare sul campo in varie situazioni di tensione: una manifestazione di operai, uno sgombero di sfrattati, quello di un campo nomadi, e durante un incontro di calcio allo stadio, uno di quelli dove gli animi degli ultras sono molto accesi e dove gli agenti hanno il loro bel daffare per cercare di calmarli. E poi gli scontri fuori, davanti allo stadio, dove anche Mazinga viene ferito da una coltellata a una gamba. Il gruppo si darà da fare, anche fuori servizio, per scoprire chi ha inferto la pugnalata. Mentre nel libro vi sono alcuni capitoli che fanno riferimento ai fatti del G8 di Genova (c’è persino un lungo elenco dei civili feriti refertati dopo i fatti della scuola Diaz), dove i personaggi hanno prestato servizio (Mazinga è nel libro identificato con Michelangelo Fournier) nel film invece il tutto viene liquidato in una battuta; in un momento di riflessione insieme agli altri, quando Mazinga dice ad Adriano che quella è stata una “macelleria messicana”.

Se il film parte bene e per tre quarti funziona (ottima la sequenza della “ripulitura” dei giardinetti) verso il finale la storia si perde; il gruppo si trasforma in una specie di “ragazzi del coro” (sempre per citare Wambaugh). Tuttavia Sollima realizza un buon prodotto senza troppe sbavature; tranne qualche scena – in questo caso in funzione della fiction – non si esagera molto nel tratteggiare gli uomini nelle divise. Ciò che emerge sia dal libro che dal film è la rabbia e la solitudine di questi tutori dell’ordine che spesso si sentono abbandonati dalle istituzioni e sono il parafulmine di molte situazioni nelle quali sono costretti per mestiere ad agire.

Andrea Curcione

Il Trailer del film non è più disponibile. Peccato!

ACAB. ALL COPS ARE BASTARDS
(Id. Italia/Francia 2012)

Regia: Stefano Sollima
Interpreti: Pierfrancesco Favino, Filippo Nigro, Marco Giallini, Andrea Sartoretti, Domenico Diele.
Genere: Drammatico, 90’. Distribution: Bellissima Films

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Andrea Curcione
Andrea Curcione è nato e risiede a Venezia dal 1964. Laureato in Storia all'Università Ca'Foscari di Venezia, ama i libri, la scrittura, la fotografia e il disegno. Giornalista pubblicista, ha pubblicato alcuni racconti e romanzi noir di ambientazione veneziana. Si occupa soprattutto di critica cinematografica, ma per Altritaliani scrive anche di avvenimenti culturali e mostre di particolare interesse che si inaugurano nella città lagunare.