Franco Stelzer, L’ansito della mia sposa

Lui parla agli angeli della sua sposa : una dea-contadina. Dei loro incontri intimi e sudati. Dei loro incontri gonfi e quotidiani, fatti di beatitudini disarmanti, cerniere slacciate e calzini sporchi. Con una lingua che bacia, oppure tace e nel confessarsi si fa ebbra per guardarci mentre sogniamo; poi, d’un tratto, ci sveglia con uno schiaffo violento sulle labbra. Allora, con la pelle bruciante, continuiamo a sfogliare e stiamo appesi al tempo che passa, le mani calde, ci proteggiamo il ventre dall’estasi spessa delle sue parole. L’ansito della mia sposa, è il terzo racconto della raccolta di Franco Stelzer intitolata Ano di volpi argentate, edito da Einaudi nel 2000.

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Sono soli lui e lei: una vita cruda volteggia tra i loro corpi. Una vita tremendamente dolce e sporca scivola insieme a loro dalle lenzuola per ridestarsi in un urlo all’unisono, soffocato e pago. Frammenti d’epifanie storditi da una lingua che nasce dai corpi e nei corpi si risolve. Perché la lingua di Stelzer, taglia, anzi squarcia il sublime e lo riveste di quella realtà che pur nella sua asprezza sa farsi poesia e fluttuare per raggiungere le orecchie degli angeli e incitarli ad ascoltare l’amore di lui.

C’è sempre il cielo a far da sfondo a questa torbida e tagliente terra, dove l’amore nasce al tavolino d’un bar e scivola nelle stanze di una locanda oppure si dilegua in altrove sfumato in cui solo sono udibili i fruscii dei corpi che, dopo la lotta, s’acquetano e dormono. L’avvicendarsi quotidiano dell’esistere si staglia, brutale e severo, fra le rughe dei loro volti, marcandoli manifestamente, palpabilmente, assolutamente. Gli onirismi evocati e reiterati s’accomodano, fulgidi, tra parole ordinarie illustrando il presente e il passato, divinando il futuro. Mentre gli parla della sua vita, lei mette le dita sulle proprie piaghe e le riapre. Poi lascia colare l’amaro. Lui incurva le mani e lo contiene. Lo assaggia. Lo sperde in sé e se ne ubriaca.

«Non basteranno le ore a calmarti. E ti siederai poi sul letto, con le gambe abbracciate. Parlerai, parlerai. E io non ti saprò fermare. L’alba arriverà, sfiorerà la notte, e siederà, grigia e sonnacchiosa. E noi sfiniti, con le gambe di piombo. Con la bocca impastata. Ci sfioreremo piano ancora una volta […] Poi, esausti, dormiremo». Pagina sessantasette.

Lui e lei non hanno un nome. Forse perché più che della volontà di delineare puntualmente dei personaggi, si tratta qui di riscrivere l’esistenza laddove essa si fa più ardente, con lo stesso crepitio della fiamma, delle sue movenze, del suo ambrato ipnotismo. Forse perché quando la scrittura diventa necessaria, più che preoccuparsi di nominare le cose e le vite, come siamo abituati a farlo, c’è da reinventarle, accarezzandone la bellezza laddove essa si fa più diafana per poi mostrare, attraverso la luce, i volti tetri e plumbei che s’annidano dietro ogni parvenza.

«Tu sei la paura vasta/ che salva tutto questo./ Geme. Canta./ Oro che ondeggia nel canneto». Pagina sessantanove.

Un involo estatico, di pura poesia, dove l’abitudine non ha il tempo d’annidarsi e falsare le cose. Un linguaggio capace di materializzare sensazioni, sentimenti, emozioni mantenendo intatto il gusto acre del quotidiano. Un racconto di racconti scuciti, pressoché privo di riferimenti temporali, perché è l’urgenza dell’attimo, nella sua pulsione emotiva, che si ricerca.

Che importa, infatti, sapere ciò che non abbiamo bisogno di sapere? Se sappiamo invece l’immediatezza della vita? Se impariamo a dilatare gli istanti, ad abitarli pienamente con tutto il nostro esserci? Perfino il raccontarsi allora diventa vita, il desiderio di conoscersi ed ascoltarsi, di scoprirsi e riscoprirsi ancora, giorno dopo giorno, ovunque, ailleurs.

Est-ce que cela se nomme Amour? Mais, qu’importe quel est son nom, si nous appréhendons son être et devenir?

Superamento del nulla, nel senso in cui lo intendeva Cioran? Io credo di sì. Tempo che s’annulla e diventa eterno presente, esistenza.

« L’éternel présent est existence […] Arraché à la succession des instants, le présent est production d’être, dépassement du rien. […] Or l’amour n’atteint-il pas l’absolu de l’instant? Ne dépasse-t-il pas la temporalité? (E. CIORAN)[[E. Cioran, Sur les cimes du désespoir, Ed. de l’Herrnes, 1990, p. 94.]]».

Questo racconto durerà poco o forse tanto. Dipenderà da quanto sarete in grado di dilatare il tempo. È una questione d’abilità, d’equilibrismo che s’acquisisce col tempo e nel tempo si risolve e s’annulla e del tempo parla e sparla e il tempo poi quando si viaggia in un libro non si conosce più.

«La vraie réalité du temps, c’est l’instant ; la durée n’est qu’une construction, sans aucune réalité absolue. Elle est faite de l’extérieur, par la mémoire, puissance d’imagination par excellence, qui veut vivre et revivre, mais non pas comprendre (G. BACHELARD)[[G. Bachelard, L’intuition de l’instant, Ed . Stock, 1992, p. 25.]]».

Dire Amore, eterno presente, dire linguaggio. Gioco di corpi e giochi di vite. Quando anche noi diventeremo angeli madidi e strenui, allora, tenderemo le orecchie, distenderemo le ali e staremo ad ascoltare.

Flora BOTTA

BREVE BIOGRAFIA

Franco Stelzer è nato a Trento nel 1956. Laureatosi in filosofia a Bologna con una tesi di letteratura tedesca, ha soggiornato in Germania ed è stato insegnante a Monaco e Friburgo. Rientrato in Italia si è dedicato all’insegnamento e alla traduzione. Di Stelzer Einaudi ha pubblicato Ano di volpi argentate («I Coralli», 2000) e Il nostro primo, solenne, stranissimo Natale senza di lei («I Coralli», 2003). Il suo ultimo romanzo Matematici nel sole è stato pubblicato dalle edizioni Il Maestrale nel 2009.

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Flora Botta
Flora Botta è nata in Sardegna. Dopo aver conseguito la laurea in Lingue e Letterature Straniere presso l'Università di Cagliari, si trasferisce a Parigi nel 2006. Prosegue poi la sua formazione linguistica e letteraria, specializzandosi in italianistica presso le Università Paris X, la Sorbonne-Nouvelle e la Sorbona. Nel novembre del 2017 ha pubblicato la raccolta poetica bilingue "La nuit est le mensonge", Edizioni Le Noeud des Miroirs. Durante il suo viaggio in America del sud, ha tenuto un blog, dal titolo "Tierra de Argento": https://voyage841.wordpress.com/. Le sue poesie e le sue prose sono apparse su riviste on line e cartacee quali: Le Capital des mots, Festival Permanent des Mots (FPM), Revue 17secondes, Versante Ripido, Poésie/Première, Revue Cabaret, tropiquenoir.com.

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