La Città Ideale. L’utopia del Rinascimento a Urbino tra Piero della Francesca e Raffaello.

Nelle corti dell’Italia rinascimentale l’armonia e la bellezza dell’architettura urbana coincidevano con la saggezza e la lungimiranza del governo politico. Altri tempi si dirà. Ma la ricerca della « città ideale » accomuna tutti i secoli. A questo tema, estremamente stimolante, la Galleria Nazionale delle Marche di Urbino dedica un’interessante mostra, non priva di spunti di riflessione anche per la contemporaneità.

Abis.jpgGIOVANNI DI SER GIOVANNI DETTO LO SCHEGGIA
Corteo nuziale o Cassone Adimari – 1440-1450 circa
FIRENZE, Galleria dell’Accademia
Credito Fotografico: Su concessione del Ministero per i Beni e le attività culturali.
Fototeca della Soprintendenza Speciale per PSAE
e per il Polo Museale della città di Firenze.

L’interesse dei pittori per l’architettura e l’urbanistica come oggetto di rappresentazione si palesa dai primi decenni del quattrocento come pratica non solo mirata a riprodurre l’esistente, bensì a “inventare” nuovi spazi urbani. In quest’ottica sono state fin qui interpretate anche alcune vedute prospettiche di “città ideali” attorno alle quali ruota la mostra ospitata dalla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino (6 aprile – 8 luglio 2012).

Bbis.jpgPITTORE DELL’ITALIA CENTRALE
Veduta di una Città ideale
Tempera su tavola, cm. 80,3 x 220 x 3,2 supporto ligneo
BALTIMORA (USA), Walters Art Museum
Credito Fotografico: © The Walters Art Museum, Baltimora

LA CITTA’ IDEALE. L’utopia del Rinascimento a Urbino tra Piero della Francesca e Raffaello a cura di Lorenza Mochi Onori e Vittoria Garibaldi, si propone di dimostrare come una di queste tavole dipinte con vedute urbane, conosciuta come Città ideale e conservata proprio nel museo urbinate promotore dell’iniziativa, rappresenti, insieme con i dipinti gemelli e altrettanto noti “il compendio della civiltà rinascimentale fiorita ad Urbino e nel Montefeltro, nella seconda metà del Quattrocento, ad opera di Federico da Montefeltro, Duca di Urbino; il più dotto ed illuminato fra i signori del suo tempo”.

Non è la prima volta che la silenziosa tavola con la Città ideale di Urbino è protagonista d’interpretazioni e speculazioni, così com’è scontato il raffronto con le altre tavole prospettiche fin qui note e di cui la mostra offre il confronto diretto con quella conservata alla Walters Art Gallery di Baltimora. Mentre esigenze conservative non hanno consentito di esporre anche la veduta architettonica della Gemäldegalerie di Berlino, museo dove fra l’altro si segnala almeno un’altra tela omologa, tradizionalmente assegnata a Francesco di Giorgio Martini, in cui alcuni hanno riconosciuto la piazza Ognissanti di Firenze, altri porta san Nicolò, sempre nel capoluogo toscano.

Cbis.jpgPITTORE DELL’ITALIA CENTRALE
Città ideale – Tempera su tavola, cm. 67,7 x 239,4 x 3,7
URBINO, Galleria Nazionale delle Marche, INV. 1990 D37
Credito Fotografico: Su concessione del Ministero per i Beni e le attività culturali.
Foto: Soprintendenza per i Beni Storici Artistici
ed Etnoantropologici delle Marche

In mostra ci sono invece un’ottantina di opere fra dipinti, sculture, tarsie lignee, disegni, trattati, medaglie, modelli lignei e codici miniati, “che intendono illustrare a tutto campo il felicissimo momento rinascimentale vissuto dalla piccola capitale”. Dunque opere di Domenico Veneziano, Sassetta, Piero della Francesca, Fra’ Carnevale, Leon Battista Alberti, Francesco di Giorgio, Luca Signorelli, Jacopo de Barbari, Mantegna, Perugino, Bramante e Raffaello. Quest’ultimo è presente in mostra con un disegno e con la predella della Pala Oddi eccezionalmente concessa dai Musei Vaticani. “Accanto a capolavori conclamati – spiegano i curatori della rassegna – altri a cui non riusciamo ancora a dare una paternità certa come appunto le ‘città ideali’ e la celeberrima tavola Strozzi straordinariamente concessa dal Museo di San Martino a Napoli”.

Se le vedute urbane, come ricordano i curatori dell’esposizione, costituiscono da sempre un vero rompicapo attributivo per cui sono stati fatti a vario titolo anche i nomi di alcuni degli autori rappresentati anche in quest’occasione, da Leon Battista Alberti a Luciano Laurana e a Francesco di Giorgio Martini, altrettanto intrigante e meno scontato di quanto possa apparire è il reale soggetto di questi stessi dipinti, criptato sotto la seducente definizione di “città ideale” che dà anche il titolo all’evento.

Dbis.jpgSTEFANO DI GIOVANNI DETTO SASSETTA
Veduta di città su un promontorio – Tempera su tavola, cm. 23 x 33,5
SIENA, Pinacoteca Nazionale, inv. 70
Credito Fotografico: Su concessione del Ministero per i Beni e le attività culturali.
Foto: Soprintendenza BSAE di Siena e Grosseto

Secondo una parte della critica le tavole di Baltimora, Urbino e Berlino altro non sono che studi di scena e in particolare, sulla scorta, per esempio, delle descrizione del Serlio, della scena tragica (Baltimora) e di quella comica (Urbino). Nella prima, con i suoi edifici aulici, secondo alcune proposte di lettura, si può riconoscere la ricostruzione di un ambiente classico, mentre altri propendono per identificarla con un ambiente contemporaneo dove fra l’altro spiccano la chiesa a pianta centrale sulla destra e la porta turrita inquadrata dall’arco, di tipo classicheggiante. In ogni caso si tratta di geometrie perfette, edifici che misurano e scandiscono spazi rigorosi e fortemente evocativi.

Non a caso la “città ideale” è soprattutto un manifesto: il simbolo della cultura rinascimentale urbinate o meglio ancora di una sua particolare declinazione più nota con la fortunata definizione di André Chastel di “umanesimo matematico”.

Raffaella Fontanarossa

PER SAPERNE DI PIU

La Città Ideale
L’utopia del Rinascimento a Urbino tra Piero della Francesca e Raffaello
a cura di Lorenza Mochi Onori e Vittoria Garibaldi
Urbino, Galleria Nazionale delle Marche
Palazzo Ducale, 6 aprile – 8 luglio 2012
Catalogo Electa

LINK: Rivista Finestre sull’Arte 06/03/2022:
La Città Ideale di Urbino: uno dei misteri del primo Rinascimento

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