Esagerato. Troppi sprechi.
Lo ripetiamo da anni, ma in questi tempi magrissimi sembrano oltremodo
una offesa gratuita, quella si, verso i contribuenti onesti, verso i sudditi di quella dittatura soffice con il sorriso a trentadue denti.
All’imminente festival della canzone di Sanremo si sono accordati: al guru Celentano 750 mila euro e spazio libero per dire ciò che vuole; non tanto per cantare (magari lo facesse, è l’unica cosa che sa fare bene) quanto per i suoi monologhi da santone che lo spettatore attende con ansia come se dovessero cambiare le sorti del mondo. Per poi dire: no-alla-guerra, puliamo-l’ambiente, i-politici-rubano e via proseguendo con inesauribili luoghi comuni.
E’ un grande artista Celentano, è indiscutibile, uno dei grandi vecchi che hanno inciso (non solo sui dischi) la storia del costume e non solo, da mezzo secolo in qua. Come le canta lui, le canzoni, non le canta nessuno: una su tutte “Storia d’amore”, straordinaria.
Ma 750 mila euro sono troppo, aggiunti poi ai 250 mila per Benigni di qualche settimana fa, ai quasi due milioni a stagione per Fazio, ai tremila a sera per tre minuti di esternazioni per Ferrara, al milione e mezzo a stagione per Vespa, ed ancora cifre tonde per l’onnipresente Conti, alle Clerici e Carlucci. E poi sprechi indefiniti per programmi impudenti come le “Isole” di idioti, dove li chiamano naufraghi, senza rispetto per chi è naufragato davvero in questi giorni. Basta, non se ne può più. Altro che furbetti del quartierino o scilipotismi dell’ultima ora. Sembra addirittura che questi ultimi replicanti del potere abbiano solo la nomea, ma poi, nei fatti concreti che grondano euro, quelli li facciano altri, e con la visibilità e il consenso dell’audience.
Il profeta Celentano lo sappia, gode della sua immunità da artista, di quelli che la crisi è solo una parola. Ma profeta (recita l’etimo) è chi è avanti (pro) e dice cose illuminanti, non le ovvietà mascherate di sentenze. Ci costano troppo questi epigoni del nulla in nome dell’intrattenimento.
Viene in mente lo scrittore uruguaiano Eduardo Galeano: “le parole che meritano di esistere sono soltanto quelle migliori del silenzio”.
Sembra scritta per Celentano.
Armando Lostaglio