Il film « Gorbaciof » di Stefano Incerti arriva in Francia

« Gorbaciov – Il cassiere col vizio del gioco » (Titolo francese : « Un tigre parmi les singes ») è un’opera napoletana e su Napoli, retta da un cast quasi interamente napoletano. Tra favola e dramma, come un’extracomunitaria può dare speranza ad una città chiusa tra squallore e violenza. Una storia che con poesia rientra nel solco di « Gomorra ».

Abbiamo assistito alla prima parigina del nuovo film di Stefano Incerti, Gorbaciov (« Un tigre parmi les singes).

E aggiungiamo, con Toni Servillo come protagonista. Si, perché il film di Incerti gira intorno a Servillo come prima aveva fatto solo Paolo Sorrentino, che ne «Il Divo» lo mette letteralmente al centro dei volteggi virtuosistici della macchina da presa.

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La trama è nota. Marino Pacileo, detto Gorbaciof, uomo duro e silenzioso, fa il contabile nel carcere napoletano di Poggioreale e conduce una vita solitaria e vuota, la cui monotonia è rotta soltanto dalle partite di poker nello squallido retrobottega di un ristorante cinese.

Il vizio del gioco lo porta ad ingaggiare sfide all’ultima posta con un avvocato senza scrupoli, che vanta pesanti crediti nei confronti del titolare del ristorante. La figlia del quale (una splendida Yang Mi) rischia di doversi sacrificare per saldare i debiti di gioco del padre.

Pacileo, non indifferente al fascino della fanciulla, decide di aiutarla. Si appropria cosi’ di somme sempre più ingenti che preleva direttamente dalla cassaforte del carcere. A sua volta, si indebita con l’avvocato perché la sorte al gioco sembra avergli voltato le spalle.

Ma l’amore verso la ragazza (che, nonostante le difficoltà di comunicazione, dimostra di ricambiarlo) lo spinge a tentare il tutto per tutto, convinto com’è di riuscire a sistemare i suoi debiti per partire lontano con lei.

Il gioco d’azzardo, pero’, non consente facili uscite di scena. Il destino attende il nostro protagonista lontano dal tavolo da gioco, e lo spettatore lo sa…

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Servillo presta il suo magnifico volto ad una storia emblematica, in cui la Napoli dei bassifondi si popola di figure provenienti da altri mondi, lontani solo alla luce del giorno.

L’avvocato (Geppy Gleijeses) è a suo agio nella bettola da gioco cosi’ come nelle aule di tribunale o nel suo studio nei quartieri alti.

La guardia carceraria (Nello Mascia) inganna col suo aspetto bonario : in realtà è un personaggio perfettamente strutturale all’universo violento e corrotto che lo circonda.

Solo la ragazza cinese è diversa, il suo volto riflette quella luce che per Pacileo è il solo barlume di speranza, l’unica possibilità di riscatto in una vita segnata dalla disperata normalità della corruzione.

La domanda che ci si pone è pero’: « sarebbe stato lo stesso film con un altro attore protagonista? ».

Intendiamoci, il film è godibile, ha un’ottima fotografia e dei dialoghi realistici.

Ma i “non-dialoghi” si affidano troppo, secondo me, alla strepitosa ma talvolta istrionica recitazione di Servillo. Come se l’eccezionale maestria di questo grande attore venisse usata per riempire dei vuoti nella struttura narrativa del film.

Pur sforzandosi di tenere lontana la tentazione di un raffronto con Il Servillo-Titta Di Girolamo de «Le conseguenze dell’amore» di Sorrentino, che riaffiora costantemente nel corso del film come una maschera dai contorni sfocati, il film non convince del tutto per lo squilibrio narrativo dell’insieme.

Troppo netta è infatti la sensazione di trovarsi di fronte ad una storia di “ordinario squallore” che poco aggiunge alla più recente filmografia sulla «Gomorra» napoletana.

E’ un film di Stefano Incerti, ma sembra più che altro l’ennesima, grande prova d’attore di Toni Servillo, in arte Gorbaciof.

Raffaello Scolamacchia

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