Gramsci, l’eretico oscurato, e una possibile via per rigenerare la sinistra

L’andatura è sicura e armonica, il passo felice e spedito, lo stile chiaro e senza fronzoli: così ci si imbatte in Gramsci nel cieco carcere degli eretici, il libro scritto da Noemi Ghetti per L’Asino d’oro edizioni, che il 30 marzo alle 19.00 su iniziativa del Presidente del Comitato di Parigi della Dante Alighieri e con la partecipazione di Luca Paulesu, autore di Nino mi chiamo. Fantabiografia del piccolo Antonio Gramsci, sarà presentato a La Libreria di Parigi.

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Gramsci nel cieco carcere degli eretici. Murale Sottopasso Ostiense, Roma.

A tre anni di distanza questa soirée gramsciana rappresenta un felice ritorno in Francia del grande pensatore sardo: il 2 maggio 2012, alla vigilia della presentazione parigina del precedente saggio L’ombra di Cavalcanti e Dante [L’ombra di Cavalcanti e Dante, un libro di Noemi Ghetti : http://www.altritaliani.net/spip.php?page=article&id_article=1105]],il nostro sito Altritaliani aveva pubblicato un articolo della Ghetti [recante lo stesso titolo del suo nuovo libro, che destò molto interesse sulla intricata questione del saggio dantesco dei Quaderni del carcere. Era la prima proposizione di una ricerca di cui il libro è ora lo sviluppo.

Partito in anteprima a Firenze, per scalare a dicembre l’eccezionale vetrina della XIII edizione della rassegna romana Più libri, più liberi, in poche settimane il libro della studiosa romana, ben scritto, scorrevole e accessibile al grande pubblico dei lettori, è approdato nella prestigiosa Società Dante Alighieri di Roma, passando due volte a Sora, quindi a Latina.

Il grande merito dell’autrice, penna sensibile e graffiante, è aver fatto piena luce sulla importante “nota dantesca” che Antonio Gramsci, arrestato nel 1928 per ordine del Duce perché, secondo la testuale richiesta del PM, “quel cervello doveva cessare di pensare per vent’anni”, svolge nei Quaderni del carcere.

Un saggio originale sul Canto X dell’Inferno, sviluppato nell’isolamento del “cieco carcere” di Turi nel cruciale biennio 1930-1932, sul quale una colta e vasta schiera di storici e intellettuali ha colpevolmente glissato, come se non fosse mai stato scritto.

Che cosa nasconda l’ampio commento della “nota dantesca” e come l’eretico, incorruttibile, e diremo testardissimo Gramsci la dispieghi a piene mani, ce lo svela passo dopo passo a partire dalle prime pagine il libro, uno di quei rarissimi saggi che sanno conquistare il lettore, riconciliandolo con la lettura, per quanto impegnata e complessa possa essere la trama e l’oggetto d’indagine.

La sensibilità femminile gioca il ruolo principale: illumina, chiarisce, svela il latente, quello che sta sotto e dentro le parole, le espressioni dell’autore, che si avvale del proprio originalissimo metodo critico della “filologia vivente”, maturato a partire dagli studi universitari in linguistica.

Gramsci, Sottopasso ostiense

Ed ecco spuntare la lacuna ignorata da sempre che ci restituisce l’autentico Gramsci, che fa intravvedere, sotto lo scontro sanguinoso di Dante e il suo maestro e amico di un tempo, il poeta dell’amore carnale e grande filosofo naturale Guido Cavalcanti, il proprio cruento dissidio con l’amico ed ex compagno di un tempo, Palmiro Togliatti.

Una visione radicalmente laica e dinamica della realtà umana e della storia, che porta Gramsci a mettere in crisi il metodo critico e filosofico di Benedetto Croce e a rivedere, attraverso le traduzioni delle opere giovanili di Marx – le meno note – svolte in quegli stessi anni, anche i fondamenti teorici del materialismo storico, fondato sulla cristallizzazione dell’economicismo deterministico di struttura-sovratruttura. Traduzioni che fino al 2007 sono rimaste colpevolmente inedite.

Lasciamo, a questo punto, il lettore o la lettrice esplorare, seguendo l’andatura del racconto, le ragioni del dissidio politico, culturale e umano, per dar conto del momento culturale e politico attuale, in cui cala e si pone l’agile saggio della Ghetti: il disvelamento del sommo filosofo nazista, antisemita e razzista, il cattolico Martin Heidegger che ha influenzato la cultura e quindi la politica del ‘900 a partire da Ludwing Binswanger, con adesioni e relative devastazioni nella zona franca, quella incontaminata della sinistra, che vanno da Jacques Lacan a Michel Foucault per arrivare a Franco Basaglia, fino all’economista Serge Latouche, il teorico della decrescita felice, nonché a Gianni Vattimo, Massimo Cacciari, Umberto Galimberti, Eugenio Scalfari.

Si potrà obiettare: che c’entra Gramsci nel “cieco carcere” degli eretici con il disvelamento attraverso i Quaderni neri del sommo filosofo nazista Heidegger? All’apparenza, forse, nulla. Ma seguendo il passo e il ritmo cadenzato dell’autrice del libro, che – ecco un altro merito – inserisce la vita e l’opera del suo protagonista sardo in quel nobile filone detto gramsciazionismo, c’entra eccome!

È come se al posto dell’eretico e ateo Antonio Gramsci, lontanissimo da ogni pur remoto pensiero antisemita e razzista – escludendo a priori il nazismo per essersi ben presto accorto della disumana essenza del fascismo e dello stalinismo – fosse stato collocato il catto-nazista, antisemita e razzista Martin Heidegger.

E nel restituirci l’autentico pensiero del geniale teorico della egemonia culturale dal basso come leva non violenta per la conquista del potere, sviluppata dalla iniziale intuizione geniale – come disse Piero Gobetti – dei consigli di fabbrica attuati solo nel 1969 e poi della quistione meridionale, “Gramsci nel cieco carcere degli eretici” ha questo importantissimo, attualissimo valore: indicare, fino quasi a lanciare, nell’asfittico e incolto panorama della sinistra non solo italiana, ma europea, un’idea e un progetto di sinistra alternativi alla destra in quanto, come sosteneva Norberto Bobbio ripreso brillantemente dall’autrice, la discriminante tra destra e sinistra resta fondamentale [[Destra e sinistra: “la famigerata distinzione” di Bobbio esiste ancora, articolo di Noemi Ghetti: http://www.altritaliani.net/spip.php?page=article&id_article=1333]].

graparigi30_marzo_2015.jpg

Trattasi della naturale uguaglianza, che non è fatto culturale, di tutti gli esseri umani per la dinamica della nascita, scoperta nel 1971 dallo psichiatra Massimo Fagioli e che proprio in questi giorni è stata ampiamente presentata e discussa al Convegno Internazionale ISPS di New York.

Luca Paulesu, Noemi Ghetti e Michele Canonica. La Libreria, Parigi 30 marzo 2015

Ed è attraverso e per la naturale uguaglianza di tutti gli esseri umani che oggi è possibile edificare quella nuova antropologia, auspicata da Feuerbach, (“non è Dio che crea l’uomo, è l’uomo che crea Dio”), presto abbandonata da Marx per l’economia politica, ma sempre fortemente sentita e praticata da Gramsci in tutti i suoi rapporti, donne bambini e artisti inclusi. L’uguaglianza che può e deve ancora essere, questo è il messaggio del libro della Ghetti, la stella polare della sinistra, nonostante il fallimento del comunismo nel declinarla e attuarla.

Carlo Patrignani

Da Roma

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Carlo Patrignani
Carlo Patrignani vive a Roma. Laureato in Scienze Politiche con una tesi in Diritto del Lavoro, giornalista professionista (18.61987) presso l'Agi (Agenzia Giornalistica Italia) di Roma e collaboratore con riviste (Lavoro e Informazione di Gino Giugni), quotidiani (l'Avanti!) e settimanali (Rassegna Sindacale della Cgil). Autore di due libri 'Lombardi e il fenicottero' - L'Asino d'oro edizioni 2010 - e 'Diversamente ricchi' - Castelvecchi editore 2012. Oggi in proprio, freelance.

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