Ricordi di scuola. Una riflessione per l’inizio dell’anno scolastico.

“Ricordi di scuola” (Ed Bur), il titolo celebre di Giovanni Mosca è presente ed ormai divenuto un classico [[“Ricordi di scuola” è un libro del giornalista e umorista Giovanni Mosca (Roma 1908 – Milano 1983) uscito per la prima volta nel 1939. Raccoglie le memorie del periodo in cui l’autore era insegnante elementare. Scrisse: Io vi parlo qui del tempo in cui, ragazzi, andavamo a scuola; del tempo che vorremmo tornasse, ma è impossibile. Dei sogni, delle speranze che avevamo nel cuore; della nostra innocenza; delle lucciole che credevamo stelle perché piccolo piccolo era il nostro mondo, basso basso il nostro cielo. Vi parlo delle stesse cose che voi ricordate, e se ve le siete scordate v’aiuto a ricordarle. Di quelle cose perdute che voi ora ritrovate nei vostri figli e vorreste ? tanto sono belle ? che non le perdessero mai.]]. Lì, nella celebre battaglia con la Vc (classe terminale delle elementari, sezione C), il maestro aveva avuto la meglio, uccidendo una mosca con la fionda e mostrando un’abilità che lo legittimava agli occhi dei ribelli.

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Ma spesso i ricordi di scuola sono banali e straordinari insieme, fatti di quotidianità e di straordinarietà.

La loro caratteristica sta proprio in questa medietà che suscita stupore.

Stupore mi suscitò la scoperta strana del genio in un allievo che sembrava invece condannato ad un handicap.

Un brutto anatroccolo che nascondeva uno splendido cigno.

Era affetto da una disgrafia grave. Cominciava a scrivere dal lato sinistro in alto e poi la parola si contorceva, si ingrandiva e precipitava verso il basso.

Naturalmente in simili condizioni non era in grado di condurre a termine un compito in classe. A meno che non si considerasse il compito formato da un’unica parola o piuttosto lo si considerasse un disegno.

La conclusione fu una e prodigiosa. Io accettai impassibile la sua disgrafia. Facevo raccontare a voce il contenuto dei compiti e dopo ben tre anni, un giorno, mi venne a dire sorridente: « Ora voglio scrivere diritto ».

E così fu.

Ora è un genio della chimica e lavora all’estero.

Mi si dirà che è un’eccezione ma l’esempio mi serve per illustrare una maniera di fare scuola, alla Don Milani, per dirla in breve. Il modello è quello della scuola di Barbiana che ai miei tempi era una sorta di Vangelo dei poveri.

Poi un altro esempio, di segno contrario.

Consiglio di classe e sentenza irremissibile per un’allieva per il voto di religione.

Provai ad oppormi.

Non si boccia per il voto di religione.

Scandalo da parte di una docente cattolicissima che pensò bene di deferirmi per oltraggio alla religione all’Ufficio catechistico diocesano e che mi fece pervenire un atto extragiudiziale in cui si citavano vari articoli del concordato.

Conclusione, dato che non si poteva organizzare una vera e propria guerra di religione, allieva bocciata e grave scandalo in tutta la scuola.
È tuttavia questo un volto della scuola formalista, arroccata su posizioni punitive.

Dov’è la vera scuola?

Dov’è il tuo prossimo? Suonava la parabola evangelica.

È là dove c’è passione, vicinanza.

La tecnica, l’informazione, la severità fine a se stessa non bastano certo.

Carmelina Sicari

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Carmelina Sicari
Carmelina Sicari è stata Dirigente Scolastico del Liceo Classico di Melito Porto Salvo e dell'Istituto Magistrale di Reggio Calabria. Si occupa da tempo di letteratura contemporanea e di semiotica con opere su Pirandello e sull'Ariosto. Ha collaborato a molte riviste letterarie tra cui Studium, Persona, Dialoghi… Ha all'attivo numerose pubblicazioni su La canzone d'Aspromonte, Leopardi e il Novecento letterario. Continua a sostenere nel presente il Movimento culturale Nuovo Umanesimo di Reggio Calabria di cui è stata ideatrice.

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