Antigone da Napoli a Parigi. Valeria Parrella – Luca De Fusco

“Un concentrato di Antigone”, cosi Luca De Fusco definisce la messa in scena della tragedia che nella versione riscritta dalla drammaturga Valeria Parrella, sarà a Parigi dal 27 al 29 novembre al Teatro nazionale di Chaillot. Partendo dall’originale di Sofocle si arriva al dramma della vita contemporanea. De Fusco, direttore artistico del Napoli Teatro Festival, con la sua regia da’ risalto, con il supporto delle musiche di Ran Bagno, all’opera di scrittura della Parrella.

Antigone, di Valeria Parrella. La legge interna del sogno.

Gaia Aprea in Antigone, foto di Fabio Donato

L’eroina greca Antigone, che nella tragedia di Sofocle sceglie di sfidare il potere pur di dare sepoltura alla salma del fratello Polinice, contro il volere del tiranno Creonte, torna, nella riscrittura per le scene di Valeria Parrella, a farci rivivere il violento contrasto tra legge interna e ragion di stato. Nel dramma della scrittrice italiana, carico d’intensità e di poesia, è il diritto all’eutanasia ad essere al centro del racconto.

«Molte potenze sono tremende ma nessuna lo è più dell’uomo, che rigetta la sua natura e fa fango della terra fertile e del mare cristallino, e costringe il pensiero che gli è naturale in vincoli umilianti».

Se queste espressioni verbali non appartenessero ad Antigone, si potrebbe pensare che Valeria Parrella, con il suo dramma Antigone, voglia raccontare tutta la negatività del genere umano. Le cose naturalmente non stanno così.

Questa opera dell’autrice del romanzo “Lo spazio Bianco”, scritta per le scene e rappresentata per la prima volta il 25 settembre 2012 al teatro Mercadante di Napoli, rivisita il mito della lambacide ridando vita ad un dimensione etica esclusa dalle leggi della ragione: la legge degli affetti e del “sentire”. Vale a dire quelle leggi «non scritte» di cui parla Sofocle nella prima tragedia conosciuta sul mito di Antigone, che esprimono i principi etici “sentiti” dall’individuo come inalienabili.

Antigone, foto di Francesco Squeglia

Sono le stesse leggi, a cui si appella anche Camus quando nel 1957 risponde ad un giovane studioso algerino, che gli chiede ragione del suo rifiuto a sostenere la lotta per l’indipendenza algerina. Anch’egli, come Antigone, sceglie le leggi del sangue: « … Devo così condannare un terrorismo che (…) potrebbe uccidere mia madre e la mia famiglia. Io credo nella giustizia ma difenderei mia madre prima della giustizia».

Come scriveva ad un amico il poeta Shelley, coloro che si innamorano di Antigone: «non troveranno mai completa soddisfazione in un legame mortale». La ragazza di Tebe rimane nei secoli un’ideale, un’immagine femminile interna che rinasce ogni volta che di fronte al disumano si “sente” uno strappo etico che costringe alla ribellione e ad ascoltare le leggi del nostro “sentire” che sono la nostra realtà umana più profonda.

La Parrella recupera il senso profondo della tragedia ricreandola con un proprio linguaggio originale; l’autrice con suoni verbali che sono quelli della poesia epica, evoca la certezza dell’Io di Antigone ridando voce e immagine alla ragazza di Tebe, fedele al richiamo delle leggi mai scritte che esistono da sempre. Inoltre sottolinea lo squallore esistenziale del Legislatore: In «sono la legge, guardia, non sono io, non mi parlare come a un uomo; parlami come colui destinato dagli dei a dettare legge in questa città confusa». Creonte nel 2012 ha cambiato nome, ora si chiama Il Legislatore, un essere disincarnato e metafisico che legifera prescindendo dalla realtà umana propria e degli altri. Legislatore che con le sue leggi nega la sepoltura e costringe per tredici anni il simulacro di Polinice, intubato e attaccato ad un respiratore meccanico, ad una “vita chimica”.

Antigone, foto di Francesco Squeglia

Chi frequenta il mito sa che spesso viene richiamato in vita per essere svuotato di senso, come fece Euripide con le sue due opere su Ifigénia, oppure può essere rivitalizzato attualizzandolo come fa l’autrice di questa tragedia contemporanea. L’Antigone della Parrella è un essere pensante che sa che la capacità di scelta è una forte discriminante tra l’essere e il non essere. Negli esseri umani non c’è l’istinto che determina il comportamento predeterminato, essi possono scegliere. Possono anche scegliere di non mangiare e lasciarsi morire di fame, o rischiare di morire se lo stridio tra la propria realtà interna e le leggi scritte da Legislatori che hanno tradito l’umano, impongono un atto eroico.

L’eroina, evocata dall’autrice, ne è ben consapevole: «Se non fossi capace di questo atto tanto varrebbe che non fossi mai esistita» dice alla pavida sorella che vigliaccamente si sottrae ai doveri della pietas.

Come già fece Jean Anouilh nella sua opera teatrale scritta nel 1941, Valeria Parrella dà alla ragazza di Tebe la sapienza dell’essere messa in soffitta dai filosofi del pensiero debole: «Veglio un morto – dice con sicurezza Antigone parlando del fratello intubato e costretto, pur privato del movimento del pensiero che rende l’essere umano tale, ad una “vita” esclusivamente organica – (…) e ai morti si dà sepoltura (…) io premevo forte il mio orecchio all’amato petto e dentro sentivo il tempo immobile e preciso scandire i suoi rintocchi di carne (…) – poi, rivolgendosi al Legislatore – La vita è un soffio che esce, signore, non uno che entra. Io questo so, e non mi pento di quello che ho fatto

L’autrice, parlando di “tempo immobile”, svela l’inganno sia del tempo reso infinito dalla credenza trascendentale, sia del tempo della ragione scientifica: quello non umano, della clessidra che regola il tempo, imitando la rivoluzione degli astri. Forse la Parrella, evocando il “tempo immobile”, vuole suggerire che il tempo di ogni essere umano inizia istantaneamente con la nascita del pensiero; pensiero-pulsione che è «…un soffio che esce» e si conclude quando il pensiero scompare. Anche l’essere umano che costringe il «pensiero, che gli è naturale, in vincoli umilianti» rende il proprio tempo innaturale e quindi immobile.

Alla fine del dramma Antigone lascia una lettera a Emone, il ragazzo di cui è innamorata, con la quale lo esorta a «cercare nella notte fonda e immobile quell’unica persona che, fremito alle palpebre, inizi ora a sognare: è solo da un sogno nuovo che può principiare il futuro» … e il divenire del tempo.

Gian Carlo Zanon

*****

ANTIGONE – TEXTE DE VALERIA PARRELLA, MISE EN SCENE LUCA DE FUSCO – THEATRE NATIONAL DE CHAILLOT – 27 AU 29 NOVEMBRE A 20H30
Théâtre – Première en France
Spectacle en italien surtitré en français
Durée 1h30

© Fabio Donato

Luca De Fusco réussit une mise en scène fascinante d’Antigone. La beauté des images vient renforcer le jeu intense des comédiens qui servent admirablement l’écriture de la jeune et talentueuse dramaturge napolitaine Valeria Parrella. La pièce a été présentée au Napoli Teatro Festival en 2012.

Blessé dans une bataille, Polinice est maintenu en vie sous assistance respiratoire depuis plusieurs années. Sa sœur Antigone souhaite mettre fin à ce processus artificiel pour pouvoir lui donner une sépulture. Ce faisant, elle s’oppose à la loi, laquelle est incarnée par le personnage du législateur ; autrement dit, Créon – celui-ci n’étant jamais désigné par son nom propre dans le spectacle. Ce conflit entre deux visions de la loi, avec d’un côté le législateur, de l’autre une soeur aimante et, au milieu, un choeur réduit au minimum, s’appuie dans cette mise en scène sur l’apport de la vidéo, élément essentiel du travail de Luca De Fusco. Directeur artistique du Napoli Teatro Festival.
La scénographie est signée Maurizio Balo, la lumière de Gigi Saccomnadi, les costumes de Zaira de Vincentiis et toutes les musiques sont des créations originales de Ran Bagno.

Théâtre national de Chaillot – Salle Jean Villar
1, place du Trocadéro et du 11 novembre – 75116 Paris (M° Trocadero), tél. 01 53 65 30 00

ANTIGONE DE NAPLES A CHAILLOT / Conférence de Presse à l’IIC
Mercredi 27 novembre à 11h
À l’Institut Culturel Italien de Paris
73 Rue de Grenelle – Paris 7e, M° Rue du Bac ou Sèvres-Babylone – 01 44 39 49 39
Rencontre en présence de l’auteure Valeria Parrella, du metteur en scène Luca De Fusco et de l’actrice Gaia Aprea

Site de l’Institut culturel italien de Paris et réservations

Article précédentIntervista a Giancarlo Alfano. L’intrigante Decameron, tra passato, presente e futuro.
Article suivantFuori le navi dalla Laguna della Serenissima! Non abbassiamo la guardia!

LAISSER UN COMMENTAIRE

S'il vous plaît entrez votre commentaire!
S'il vous plaît entrez votre nom ici

La modération des commentaires est activée. Votre commentaire peut prendre un certain temps avant d’apparaître.