Il terremoto de L’Aquila e l’improbabile Galileo.

Rievocati i roghi dell’inquisizione e il processo a Galileo Galilei per un’intera settimana dopo la sentenza del tribunale dell’Aquila. Nessuno se l’aspettava quella pena di sei anni di carcere ai sette scienziati della Terra ai quali qualcuno molto in alto nella gestione della Protezione Civile ai tempi di Berlusconi attribuì il compito impossibile di “rassicurare” la popolazione spaventata da continue scosse e soprattutto da sinistri rumori nelle strutture di alcuni edifici.

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Compito sottinteso, non dichiarato esplicitamente, ma che avrebbe dovuto essere rifiutato con chiarezza ed energia, rimandando al mittente la responsabilità di agire e prevenire in nome del principio di precauzione. Ma non fu così. La notizia, in termini falsati, della condanna ha fatto il giro del mondo (non solo scientifico) suscitando anche violenti attacchi di stile berlusconiano ai magistrati, accusati di aver condannato “chi non ha saputo prevedere il terremoto”. Ma l’accusa non è stata mai questa.

Gli scienziati si riunirono dalle 18,30 alle 19,30 del 31 marzo 2009 e nel verbale finale risulta che non rassicuravano e neanche allarmavano, benché loro stessi e la Protezione civile sapessero dei rumori sospetti ad ogni scossa segnalati da chi risiedeva in decine di edifici vecchi e nuovi. Due pagine di affermazioni come queste: “Improbabile che ci sia a breve una scossa come quella del 1703, pur se non si può escludere in maniera assoluta” nonché “la sismicità del territorio richiede particolare attenzione verso le costruzioni che vanno rafforzate e rese capaci di resistere ai terremoti”.

Insomma, un verbale zeppo di probabilità e improbabilità, in cui si ribadisce l’ovvia impossibilità di prevedere terremoti. Scientificamente corretto, ottimo per un tranquillo convegno e tale da indurre politici e protettori civili a rassicurare a tutto spiano per evitare la scocciatura di interventi di prevenzione, di verifica sui fabbricati ed eventuali sgomberi, benché anche di questo avesse parlato, ma solo en passant come sempre, la Commissione Grandi Rischi formata da grandi scienziati. I quali, formalmente, non avevano affatto rassicurato.

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Il terremoto distruttivo arriva giusto 6 giorni dopo e si porta via oltre trecento vite umane riducendo in macerie i palazzi che per mesi avevano scricchiolato, avvertendo – essi sì – del gran pericolo imminente. Tre anni dopo – il 22 ottobre scorso – è arrivata la sentenza di condanna.

Sul Corriere della Sera del 28 scorso, finalmente, la scrittrice Dacia Maraini ha invitato non solo a usare altrettanta severità con i costruttori di edifici (fra cui l’Ospedale, la Casa dello Studente!) che si sbriciolarono come cartapesta, ma anche a non confondere la Scienza con chi – non come Galileo Galilei che rischiava la vita se non abiurava – ha preferito rifugiarsi nell’ambivalente scientificità delle probabilità equivalenti alle improbabilità.

Eleonora Puntillo

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1 COMMENTAIRE

  1. Il terremoto de L’Aquila e l’improbabile Galileo.
    Penso che in modo oltremodo giusto siano stati rievocati i roghi dell’inquisizione e la condanna di Galilei. Galilei rischiava la vita e i giudici no? Un minimo, ma solo un minimo, di senso della storia ci spinge a pensare che un tipo di mentalità condannava al rogo (in caso di mancata abiura) nel XVII secolo (prima dell’illuminismo, della rivoluzione francese e dell’avvento del liberalismo e della democrazia) e condanna oggi a 6 anni di carcere solo perchè di più oggi (XXI secolo) non è possibile! I veri colpevoli sono i costruttori di case a cemento « disarmato » e le autorità che non hanno controllato i costruttori stessi nè hanno provveduto ad un piano di messa in sicurezza degli edifici di più antica costruzione! Prendersela con gli scienziati è assurdo! Le frasi: “Improbabile che ci sia a breve una scossa come quella del 1703, pur se non si può escludere in maniera assoluta” nonché “la sismicità del territorio richiede particolare attenzione verso le costruzioni che vanno rafforzate e rese capaci di resistere ai terremoti” non condannano affatto gli scienziati dinanzi all’opinione pubblica mondiale! Ex multis, un notissimo sismologo californiano ha ricordato che, quando si è in presenza di uno sciame sismico, le probabilità del verificarsi di una forte scossa, stante la graduale e continua liberazione di energia, sono pochissime. All’Aquila si è verificata una di quelle pochissime probabilità! Che colpa ne hanno gli scienziati? Era ciò che pensavano – alla luce delle conoscenze scientifiche attuali – veramente. Le probabilità scientifiche sono neutre e sarebbero state le stesse se ci fosse stato un governo diverso! Poi leggeremo le motivazioni della sentenza, quando saranno p pubblicate. Ma molti di noi ben si ricordano del manzoniano Don Ferrante, prototipo di una certa figura italiana di intellettuale che, spaccando il capello in quattro, si dichiarava sicuro che la peste non esistesse e, infettato lui stesso dal morbo, morì di quella malattia, a suo dire inesistente, affrontando la malattia « come un eroe del Metastasio » !

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