Grazie a Nicolini se l’estate…

Non c’è piazza di paese e persino di piccoli borghi che d’estate non celebri l’idea di aggregazione e di condivisione. Prima, fino agli anni ’70 si celebravano nelle nostre comunità soltanto festeggiamenti religiosi e non sempre anche civili, con il cantante in piazza. Ma con gli anni ’80, con l’avvento dell’effimero (così discusso e talvolta denigrato) le città nelle sere d’estate hanno cambiato volto. Tante le manifestazioni di svago e di cultura varia, con sagre ma anche musica, teatro, cinema.

In questi giorni è venuto a mancare Renato Nicolini, colui che queste attrazioni le ha inventate, nella seconda metà di quel decennio, i 70, quando è stato assessore alla Cultura della Capitale, con la Giunta di sinistra di Carlo Giulio Argan. A lui si deve, con le ormai mitiche estati romane, che un po’ ovunque si diffondesse il germe di condividere l’estate in piazza, rivalutando centri storici e parchi, incontrarsi dopo cena non solo per degustare il gelato. Manifestazioni di musica, di balli, concerti da stadio e nei parchi, proiezioni di buon cinema all’aperto; intrattenimenti vari che a Torino – per esempio – l’allora sindaco Diego Novelli (anche del PCI) intitolava “Punti verdi”, recuperando parchi che di sera erano assediati da spacciatori e magnaccia. Nei nostri borghi l’estate si allunga, e a molti sfuggirà che l’inventore di questa nuova socialità, di questa politica all’aperto in nome dell’arte e della cultura porta il nome di Nicolini.

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Ma la politica, quella dei palazzi e degli affari, dopo un decennio di attivissima opera di riconversione amministrativa verso la cultura, lo aveva progressivamente messo da parte, o almeno non se ne è più sentito parlare. Anzi, talvolta lo si accusava di aver inventato l’effimero, il transitorio, ciò che non porta economia, anzi.

Lo abbiamo incontrato anni fa in uno dei corridoi del Palazzo del Cinema (a Venezia, dove se no?) mentre, con due sue collaboratrici, distribuiva un proprio programma per candidarsi a sindaco di Roma. Lo avevamo riconosciuto, e indicato a nostri giovani iscritti del CineClub come l’inventore di quelle ormai mitiche notti romane. E lui, Nicolini, con il sorriso quale unico biglietto da visita, si meravigliava del nostro “riconoscimento”. Era lì per farsi “rivedere”, e reinventarsi forse un futuro politico che (ovviamente) non ci sarà. Roma ha avuto diversi sindaci in questi anni, personaggi come Rutelli, Veltroni, oggi persino Alemanno. Ma Nicolini aveva ben altro piglio, credeva nella cultura come evoluzione. Troppo avanti, forse, mentre oggi, alle esequie, sono tutti lì ad esaltarne le doti. Lui che amava tanto il cinema: Ettore Scola (nel 1990) lo omaggiò con un cammeo nel suo vivace “Il viaggio di Capitan Fracassa” al fianco di Massimo Troisi, Ornella Muti e Ciccio Ingrassia.

Se ne va proprio d’estate Renato Nicolini, a settant’anni; un “compagno” di tempi che sembrano remoti, eppure sono vivi in tutte le feste di piazza della nostra ben più lunga estate.

Armando Lostaglio

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Armando Lostaglio
ARMANDO LOSTAGLIO iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Basilicata; fondatore del CineClub Vittorio De Sica - Cinit di Rionero in Vulture nel 1994 con oltre 150 iscritti; promotore di altri cinecircoli Cinit, e di mostre di cinema per scuole, carceri, centri anziani; autore di testi di cinema: Sequenze (La Nuova del Sud, 2006); Schermi Riflessi (EditricErmes, 2011); autore dei docufilm: Albe dentro l'imbrunire (2012); Il genio contro - Guy Debord e il cinema nell'avangardia (2013); La strada meno battura - a cavallo sulla Via Herculia (2014); Il cinema e il Blues (2016); Il cinema e il brigantaggio (2017). Collaboratore di riviste e giornali: La Nuova del Sud, e web Altritaliani (Parigi), Cabiria, Francavillainforma; Tg7 Basilicata.

1 COMMENTAIRE

  1. Grazie a Nicolini se l’estate…
    Ho apprezzato l’articolo su Renato Nicolini, l’assessore che aveva inventato le notti romane nelle piazze, i concerti nei parchi e tante altre manifestazioni che hanno cambiato le estati nelle città italiane. Una piccola rivoluzione culturale a portata di tutti.

    Lo avevano messo in disparte, quasi dimenticato, i signori della politica. Giochi di potere. Lui avrebbe potuto fare ancora molto per diffondere la cultura.

    Ora che non c’è più, tutti lo ricordano. Meglio tardi che mai.

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