Ahi serva Italia… …

AHI SERVA ITALIA DI DOLORE OSTELLO NON DONNA DI PROVINCIE MA BORDELLO (Purgatorio, VI, 76-78)

Il mio amico Giuseppe dice: “Non possiamo partire….(allude al nostro sito) perché non ci abbiamo il progetto. Allora mi sono preoccupato. Mio dio….mi sono detto. Sono mesi che parliamo. Lui ha scritto anche il nostro manifesto….abbiamo finanche stabilito a chi ci rivolgiamo, cosa vogliamo fare….ah, sì abbiamo anche stabilito che noi vogliamo essere “gli altri italiani”, quelli che hanno poco spazio, che sono costretti, pur avendo molte capacità, in questa mediocre società, di oggi ad inventarsi un lavoro….mentre ci stanno quelli che hanno gli “amici giusti”, che anche se come Socrate sanno solo di non sapere…nulla, fanno i docenti universitari, occupano posti dirigenti in ogni settore. Niente.

Non ci abbiamo il progetto. Ma…dico io…… Fammi vedere, fammi capire….fammi pensare. Intanto forse ci abbiamo un piano? No neanche quello. Perché per avere un piano, bisogna fare un progetto e d’altra parte come si fa a costruire un piano sicuro se alla base non c’è un progetto? Anche perché (bella fregatura) secondo il mio vecchio dizionario (ma il mondo cambia) il progetto sarebbe un “piano relativo ad un lavoro da eseguire con criteri di fattibilità”. Quindi mi sono detto il progetto è un “lavoro”, quindi posso tirare fuori la solita magica parola: “E’ un work in progress”, che fa tanto uomini di mondo.

Poi, invece, scopro che nel 1996 il “Project Management Institute” ha stabilito che le organizzazioni: “eseguono dei lavori che si dividono in progetti e operazioni” aggiungendo che: “le operazioni sono qualcosa di continuativo e ripetitivo, mentre i progetti sono unici e temporanei”. Ha poi così concluso: “Un progetto è una serie di attività temporanee e mirate alla creazione di un nuovo unico prodotto/servizio”. Vista così la cosa si complica. Sento le nostre certezze naufragare….che il nostro piano possa avere una conclusione ingloriosa, degna dei celebri “Soliti ignoti” di monicelliana memoria.

Ricapitolando. Dovremmo avere un piano per costruire un lavoro (progetto) ma questo deve avere il carattere della “fattibilità” e, inoltre, deve essere mirante ad una serie di attività temporanee volte alla creazione di nuovo unico prodotto e/o servizio. Il tutto con l’aggravante della temporaneità del progetto.

Il mio amico Lino fa dei quadri molto belli. In uno di questi vi sono un sacco di parole, almeno sembrano parole, e di strade dipinte come in un caotico stradario. Quelle vie girano, s’incrociano, si scontrano come le parole che le contestualizzano e le limitano. La sensazione è che gira, gira, siamo sempre al punto di partenza.

Peraltro, solo a Parigi, da dove scriviamo, di siti come i nostri ce ne sono a dozzine, tanto che eravamo disperati finanche per trovare un nome al nostro. Parole, su parole…A proposito ma loro…..il progetto ce l’hanno? C’è il rischio che noi non saremo nuovi e unici, parole chiave di un progetto, almeno per il “Project Management.” Ma potremmo essere se non unici e nuovi, almeno diversi.

Invero il labirintico quadro di Lino mi sembra riprodurre l’inganno della nostra società dove sembra che vi siano tante strade diverse, ma in realtà mi sembra che tutti siano spinti verso una fatale ed ignota destinazione, come una massa di pecore omologate, ormai intontite e prive di coscienza. Ma forse c’è chi come noi vuole dire no, vuole fermarsi e pensare, magari ascoltare, farsi delle domande e cercare delle risposte. Forse potremmo afferrare, da questa babele di voci, di parole, di scritti, di segni come nel quadro dell’amico Lino, quello che è un filo rosso comune, riordinare….calma, calma….almeno….. cercare di riordinare queste strada, queste voci, riuscendo a raccogliere quelle storie, quelle emozioni, quei pensieri di quegli “altri italiani”…..ecco, sì, Altri italiani (è più bello con la A maiuscola) che in giro per il mondo ed in Francia ad esempio, contaminandosi e contaminando, contribuiscono a creare nuove idee, a costruire pensieri e progetti, nel gran silenzio di una cultura ufficiale fatta da nani, ballerine, fenomeni da baraccone, o più semplicemente da incompetenti che si trovano, ahinoi! A dirigere di tutto. Le Istituzioni dell’economia, della politica, dell’arte fino a guidare in generale, la cultura stessa. Sigh, sigh….(pianto).

Forse Giuseppe ha ragione, un progetto non c’è. Almeno in senso stretto…., ma forse il progetto prevede un lavoro paziente, faticoso. Bisogna srotolare, liberare, le storie degli italiani, per ritrovare qualcosa di magico che è in ciascuno di noi e che sembra perso all’estero come anche nella madre patria. Ritrovare quella scintilla. Eureka! Il progetto consiste nel riaccendere un “sacro fuoco” che se non c’illumina, almeno ci riscalda. In questo ci sentiamo diversi dai tanti siti degli e sugli italiani nel mondo. Noi vogliamo anche subire e finanche mantenere questo rumore di fondo della cultura ufficiale (come potremmo ignorarlo) prodotto da…..,ho orrore anche al pronunciarlo: “Notti bianche, Veline Ministro, Televisioni invadenti e noiose, ecc., ecc..” in attesa che questo “tardo impero bizantino” faccia la sua solita fine, nel frattempo, però, vogliamo mantenere quel fuoco fatto di verità vissute, di ansie mai sopite, svelando (e ce ne sono) nuove voci, nuovi talenti e specialmente nuove idee ed esperienze. Se poi, non siamo i soli? se poi c’è qualcuno che già lo fa? Se al dunque il progetto….(ma è un progetto?) è già pensato da altri….? Pazienza. Chi l’ha detto che oltre a doverci sentire diversi dobbiamo anche essere chiusi in una nicchia?! Personalmente sono stanco di questo occidente come è oggi (non vi dico dell’Italia….sono al mio primo editoriale e non vorrei iniziare a bestemmiare) dove tutto è glamour, tutto è sorpresa. Dove una modella che fa la cantante si sposa un presidente di uno Stato e decide di “graziare” una latitante, o peggio di avere una miss che per le sue doti (credo non politiche) diviene nel paese che fu d’illustri statisti, Ministro delle pari opportunità. Va riconosciuto al Cavaliere che alcune volte, non sempre, il sense of humour non gli manca. Insomma, Vi preghiamo di non sorprenderci più. In cambio, noi vi promettiamo di non sorprendervi (in questo modo) ma di creare un luogo dove si costruiscano idee, dove si confrontano esperienze, dove vi siano, in questo mondo globale, i punti di vista degli italiani, ad honorem ci metto anche tutti quelli che lo sono solo per amore e non per certificato. “Ahi serva Italia, di dolore ostello Non donna di provincie ma bordello.”

VELENO

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